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Arredamento "made in Italy" e tecnologia: una mossa vincente

Il settore del mobile-arredo, più di qualunque altro, trarrebbe grandi vantaggi competitivi dall'unione tra artigianalità e automazione, tradizione e hi-tech

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I benefici della digitalizzazione porterebbero alla riduzione dei costi e dei tempi di lavorazione, oltre alla possibilità di produzioni su misura nel settore del mobile-arredo. È il “combustibile” che garantirebbe enormi vantaggi competitivi, soprattutto a livello internazionale. Peccato che le piccole aziende fatichino ancora a lasciarsi conquistare dalla tecnologia.

È quanto emerge dall’indagine «Digitale e web nel settore arredamento» condotta da Pragma per conto di «Registro.it» su un campione di piccole aziende e microimprese. Il 74% degli intervistati dispone di un dominio internet, mentre il 26% pensa di poterne farne a meno. Il 35% fa marketing e comunicazione online, ma il 65% non utilizza i social network. Il dato più scoraggiante è che solo il 15% degli intervistati prevede investimenti nell’area digitale nel breve periodo. Si scopre, scavando più a fondo, che solo un’azienda su dieci vende online, e che spesso, il sito non è altro che una vetrina utilizzata per la posta elettronica. La famosa quarta rivoluzione industriale, analizzando i dati, sembra davvero così lontana?

Il mobile-arredo è un settore in crisi?

Il settore del mobile-arredo – con 111 miliardi di fatturato complessivo – è uno dei simboli del made in Italy, eppure fatica a inserire concretamente il digitale nei progetti di processo e di prodotto per uscire definitivamente dalla grande crisi durata otto anni – dal 2008 al 2015 – che ha falciato il 25% delle imprese e quasi il 30% degli addetti. È il momento di passare all’azione per recuperare il terreno perduto. Lo stesso Emanuele Orsini, neopresidente di Federlegno-arredo, non si limita a chiedere al governo manovre strutturali, ma va dritto al cuore del problema: «Manager, formazione e 4.0: abbiamo assolutamente bisogno di tecnologia e nuove competenze».

Le eccellenze italiane esistono

I modelli di riferimento, infatti, non mancano: sono sotto gli occhi di tutti. Come la Lago di villa del Conte (Padova) che ha visto crescere in un decennio il proprio fatturato da 3 a 30 milioni proprio grazie al web e al marketing digitale. O ancora la Berto Salotti di Meda (Monza-Brianza) che ha sapientemente sfruttato le tecnologie digitali per conquistare, grazie all’internazionalizzare del proprio brand, il mercato dei cinque continenti. Altri, come la Arper di Monastier (Treviso), ha puntato sull’automazione industriale avanzata installando una serie di robot che lavorano fianco a fianco con gli operai, o la brianzola Tecno di Mariano Comense che si è lanciata contagiare dall’Internet of Things per realizzare uffici «intelligenti». E poi c’è la Friulintagli di Villanova di Prata (Pordenone), diventata la più grande produttrice europea di componenti d’arredo grazie all’hi-tech che ha completamente rivoluzionato le sue linee di produzione. Non si diventa leader di un settore per “caso”, ma grazie all’affidabilità nei tempi di consegna, a standard qualitativi che solo l’automazione industriale di altissimo livello è in grado di garantire.