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Attacchi informatici, nel primo semestre 2017 sono costati 4 miliardi

I pericoli principali per le aziende arrivano da tre attacchi hacker differenti: i ransomware, i virus presenti nei device IoT e le Business Compromise Email

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Attacchi informatici, nel primo semestre 2017 sono costati 4 miliardi Fonte foto: Shutterstock

Stando a un rapporto Trend Micro le perdite economiche globali per le aziende in seguito agli attacchi informatici, compresi i costi di gestione, le spese per rimediare ai danni e la perdita di produttività e di immagine, ammontano a 4 miliardi di dollari nei soli primi tre mesi del 2017.

Secondo la ricerca Trend Micro la maggior parte dei pericoli per le PMI nel 2017 è arrivata da tre diverse famiglie di malware. Ovviamente tra le prime minacce non mancano i ransomware, i cosiddetti virus del riscatto. Poi troviamo gli attacchi ai sensori e agli oggetti dell’Internet of Things, spesso usati per alimentare una botnet. E sul terzo gradino di questo podio poco ambito ci sono le Business Compromise Email (BEC). Si tratta di una variante delle email di tipo phishing. In questo particolare attacco il cyber criminale prende accesso della casella di posta elettronica dell’amministratore delegato o di uno dei responsabili dell’azienda per mandare dei messaggi con link e allegati maligni ai dipendenti con lo scopo di infettare tutta la Rete dell’azienda.

Ransomware pericolo numero uno

In generale Trend Micro ha registrato quasi 82 milioni di tentativi di attacco ransomware in tre mesi. Mentre sono quasi 3mila le Business Compromise Email (BEC) inviate alle aziende nel primo trimestre 2017. Questo quadro, già abbastanza grigio per le aziende, è peggiorato nel secondo trimestre del 2017. Questo a causa di due nuove grandi famiglie di ransomware: Petya e WannaCry. E secondo l’FBI a livello globale le Business Compromise Email (BEC) hanno generato un mercato hacker superiore ai 5 miliardi di dollari. Tra i nuovi malware rivolti alle aziende, nel 2017 Trend Micro ha registrato un numero crescente di virus pensati per colpire i profili dei social media delle imprese. Lo scopo in questo caso è quello di creare false campagne pubblicitarie e falsi post con bufale o frasi razziste per screditare l’immagine pubblica dell’azienda. Una delle cause principali dell’aumento di questi attacchi è la scarsa attenzione che molte imprese ripongono nella protezione dei vari profili social. Molte PMI usano, infatti, password e codici d’accesso molto facili da decifrare per un hacker.