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La batteria ecologica: costa poco e va a anidride carbonica

I ricercatori della Penn State University hanno realizzato una batteria di flusso che va ad aria e CO2, in pratica sfrutta l’inquinamento per produrre energia

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La batteria ecologica: costa poco e va a anidride carbonica Fonte foto: Shutterstock

Le batterie alternative sono il futuro. O meglio il presente. Infatti, non mancano i ricercatori che mettono a punto dei modi diversi di alimentare i nostri dispositivi elettronici. Alla Penn State University, negli Stati Uniti, un team ha elaborato una batteria che genera energia dall’anidride carbonica.

Gli scienziati dell’Università della Pennsylvania hanno ricreato una batteria a flusso, un tipo di batteria ricaricabile, in cui elettroliti contenenti una o più sostanze elettroattive, fluiscono attraverso una cella elettrochimica che converte l’energia chimica direttamente in energia elettrica. In questo caso la soluzione è acquosa e data da biossido di carbonio e aria disciolta. La tecnica qui usata per produrre energia viene definita gorgogliamento. Poiché i liquidi contengono diverse concentrazioni di anidride carbonica, hanno diversi livelli di pH, ed è questo squilibrio che genera energia elettrica.

Durata e ricarica della batteria ad aria

I ricercatori della Penn State University hanno mostrato i test effettuati e la batteria non ha avuto cali di prestazioni per oltre 50 ricariche consecutive. È possibile ricaricare la batteria efficacemente riempiendo nuovamente ciascun serbatoio con la soluzione opposta. In realtà non è la prima volta che un team arriva a creare una batteria alimentata da anidride carbonica, però quella testata in Pennsylvania ha una potenza quasi 200 volte superiore a quelle messe a punto in precedenza. In più le altre batterie simili già progettate avevano bisogno di alte temperature e lunghi processi per generare energia, la batteria a CO2 creata alla Penn State invece funziona a temperatura ambiente e con materiali a basso costo.

Futuro della batteria

Il team di ricerca statunitense ha ammesso che il loro progetto non è pronto per l’utilizzo su larga scala e sui dispositivi attuali. La loro idea però è quella di integrare questo tipo di batteria, il più presto possibile, nelle centrali a combustibile fossile. In pratica la batteria sfrutterebbe l’inquinamento della centrale per produrre energia elettrica e abbassare il numero delle emissioni di CO2 nell’aria.

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