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PMI E INDUSTRIA 4.0

Cobot, fondamentale cooperazione e interazione con i lavoratori umani

I robot cambieranno il mondo del lavoro ma la loro comunicazione con i dipendenti umani sarà fondamentale per incrementare l'efficienza di un'impresa

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Cobot, fondamentale cooperazione e interazione con i lavoratori umani Fonte foto: Shutterstock

La cooperazione tra uomini e macchine sarà la grande sfida dell’Industria 4.0. A mediare nello “scontro” uomo-robot saranno i cobot. Detti anche robot collaborativi. Si tratta di quei macchinari che invece che sostituire il capitale umano di un’impresa collaborano con i dipendenti per incrementare l’efficienza.

Si tratta di robot come Sawyer, un automa che ha iniziato a lavorare insieme ai dipendenti umani dell’azienda TUTHILL PLASTICS GROUP, realtà specializzata nella stampa a iniezione. Sawyer è un robot a un braccio, pensato per aumentare la sicurezza del personale all’interno di una fabbrica. Ma esistono anche cobot a due braccia come Baxter. Un collega di Sawyer, sempre realizzato dalla Rethink Robotics. Entrambi hanno sensori di prossimità, di contatto e telecamere di sicurezza. La loro caratteristica più simpatica però è lo schermo, che simula il volto umano e le sue espressioni. Il volto serve proprio per incrementare la comunicazione tra uomo e macchina.

Cobot e Industria 4.0

Gli occhi del robot si muovono simulando quelli umani. Per esempio quando Baxter indica qualcosa segue l’oggetto con lo sguardo, anche se non ne avrebbe bisogno a livello meccanico. E lo stesso fa quando deve afferrare o spostare un oggetto. In questo modo per l’uomo è più facile relazionarsi a livello lavorativo con una macchina che ha dei comportamenti simili rispetto ai suoi. I ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) che hanno collaborato al progetto hanno anche inserito alcune funzioni che potremo definire come empatiche. Per esempio se noi sorridiamo a Baxter il robot ci saluta. Ma fa molto di più. Al MIT hanno dotato una versione sperimentale di Baxter con un sistema di decodifica elettroencefalografica (EEG) che, analizzando il cuoio cappelluto del lavoratore umano, è in grado di capire quando il dipendente sta per commettere un grave errore. In pratica riesce a leggere nella mente. Al momento è una funzione solo in fase di test e molti esperti sono stati critici a riguardo. È considerata infatti come troppo invasiva e non aiuterebbe la buona relazione tra i dipendenti e la macchina.

Comunicazione uomo-macchina

E in effetti il problema principale al momento resta trovare il giusto canale di comunicazione tra uomo e macchina. Secondo i ricercatori del MIT il miglior sistema di comunicazione, per ora, è rappresentato dalla mimica facciale. Ovvero per comunicare il robot usa le sopracciglia, le labbra e gli occhi invece che un flusso di parole meccaniche. Per riuscire a comunicare solo con il viso gli sviluppatori dovrebbero creare degli algoritmi molto intelligenti.

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