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Internet of Things: la riscossa degli oggetti intelligenti

Dalla lavastoviglie al frigorifero sempre connessi, l’internet delle cose semplifica la vita degli utenti ma non mancano i dubbi sulla privacy

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Internet of Things Fonte foto: Shutterstock

Ne avete sentito parlare, ma ancora non vi è chiaro cosa è l’Internet of Things? Immaginatevi un mondo fatto di oggetti intelligenti, dove gli unici meno reattivi siamo noi. Non in senso negativo. Ma nel senso che se ci dimentichiamo di comprare i biscotti o di abbassare la temperatura di casa, le macchine ci pensano per noi.

Spesso abbreviato in Iot, o semplicemente internet delle cose, Internet of Things è un neologismo inventato da Kevin Ashton, ricercatore del Massachusetts Institute of Technology. E indica tutti quei dispositivi di uso quotidiano connessi a internet. L’evoluzione di internet ha fatto si che gli oggetti diventassero intelligenti, ovvero in grado di recepire informazioni e trasferirle dal mondo virtuale a quello reale. Il concetto è ampio. Molti non sanno nemmeno di utilizzare un oggetto definibile come Internet of Things. Anche perché la sua applicazione va dai termostati ai rilevatori di umidità, passando per orologi e sensori ambientali.

Funzione e obiettivi di crescita

Lo scopo principale degli oggetti IoT è quello di monitorare, gestire e poi inviare informazioni per svolgere delle azioni di tipo quotidiano. In ambito sociale e non personale questi dispositivi sono usati per controllare la qualità dell’aria o il corretto funzionamento di semafori e indicatori stradali luminosi. Per fare alcuni esempi. Una delle principali aziende al mondo impegnata nell’internet delle cose è Accenture. La società prevede che entro il 2020 avremo oltre 25 miliardi di apparati IoT. E secondo altri esperti del settore il numero verrà ampiamente superato. È normale quindi che lo sviluppo di queste tecnologie oggi attragga molte aziende e sia uno dei mercati più attivi e con maggiori investimenti. Anche in Italia c’è un forte interesse nel campo IoT e Almaviva ha lanciato la prima piattaforma dedicata, denominata Giotto.

Tre diversi gradi per l’IoT

Ci sono tre gradi di maturità per l’Internet of Things. La prima è quella delle applicazioni consolidate. Sono quelle legate ai dispositivi dai compiti semplici. In particolare alle smart home e alle smart city. Ma anche le tecnologie riguardanti i contattori intelligenti, abili nel monitorare e prevedere in campi come la sicurezza o la mobilità. Ci sono poi le applicazioni sperimentali dell’IoT. Tra queste c’è il monitoraggio attraverso oggetti intelligenti della salute. Un rimedio ai costi per gli ospedali. Ci sono infine le applicazioni embrionali, ovvero quelle soluzioni ancora solo immaginate. E molte di queste idee riguardano il campo energetico.

Internet delle coseFonte foto: web

IoT, il mondo delle cose connesse

Il problema della privacy

Sin qui l’Internet of Things sembra un mondo tutto rose e fiori, in grado di semplificare la nostra vita. Di rendere smart case, città, auto e anche l’energia. Il risvolto della medaglia è quello della privacy degli utenti. Si è già visto come molti wearable IoT non rendano chiaro l’utilizzo dei dati dei loro fruitori. E non permettano in maniera semplice la rimozione degli stessi. Con l’internet delle cose le informazioni personali che trasmetteremo in rete continuerà a crescere a dismisura. E qui si entra nell’aspetto dei Big Data. Come vengono utilizzati i dati che arrivano dagli oggetti IoT? Spesso non è facile prevederlo, nonostante i diversi controlli dei Garanti della privacy.