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SICUREZZA INFORMATICA

Gli hacker possono rubare le password leggendoti nella mente

La colpa sarebbe dei dispositivi EEG, che registrano l'attività cerebrale. Violandoli, i pirati informatici sarebbero in grado di impossessarsi dei dati

Gli hacker possono rubare le password leggendoti nella mente Fonte foto: Shutterstock

Se i nostri pensieri non sono al sicuro nemmeno nel nostro cervello, è bene che iniziamo a preoccuparci. Secondo un team di scienziati americani, gli hacker, infatti, potrebbero rubarci le password, leggendoci la mente. Una scoperta terrificante, degna dei miglior film di fantascienza.

Prima di allarmarci, andiamo con ordine. La causa principale del problema è da ricondurre a una particolare tipologia di dispositivi elettronici, sviluppati di recente, che permettono di controllare altri oggetti (robot o console per il gaming) utilizzando l’attività cerebrale . Un programma malevolo potrebbe violarli, impossessandosi dei dati personali degli utenti. I device EEG, sigla che identifica elettroencefalografia, registrano, infatti, gli impulsi elettrici del cervello. Traducendo, attraverso l’uso di software sofisticati, l’attività cerebrale prodotta da ogni azione mentale, i pirati informatici potrebbero indovinare le password.

La ricerca

La ricerca è stata condotta da un gruppo di scienziati della University of Alabama. Gli studiosi hanno chiesto a dei volontari di accedere a un account online, inserendo a caso una serie di caratteri (PIN e password). Le persone coinvolte nell’esperimento indossavano un dispositivo EEG. Un software, intanto, “imparava” ad associare gli impulsi elettrici generati dal cervello all’azione di scelta e inserimento delle password. Il programma è stato in grado di ridurre le probabilità che ha un hacker di indovinare le password in maniera impressionante.

Un pirata informatico, infatti, secondo la statistica, ha 1 possibilità su 10 mila per indovinare un codice segreto a 4 cifre. Il programma l’ha abbassata a 1 su 20. E per quanto riguarda le password a 6 numeri, l’algoritmo ha diminuito le chance da 1 su 500 mila a 1 su 500.

Come potrebbero i cybercriminali in futuro rubarci i dati personali? Semplice. Un malware potrebbe chiedere a un utente, che indossa un dispositivo EEG, di inserire i dati all’interno di un gioco. E il programma, impossessandosi delle onde cerebrali registrate dal device, consegnerebbe di fatto le credenziali agli hacker.