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Ransomware, i quattro settori presi maggiormente di mira

Il virus del riscatto è una minaccia per tutti, ma i cyber criminali stanno concentrando gli sforzi nel settore business che si sta rivelando più remunerativo

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Ransomware, i quattro settori presi maggiormente di mira Fonte foto: Shutterstock

Se prima gli hacker colpivano (quasi) alla cieca, oggi scelgono con molta più cura il target. È quanto emerge dal quadro stilato dall’ultimo rapporto Global Threat Intelligence 2017 diffuso da NTT Security che ha analizzato i metodi e le attività commerciali che sono state maggiormente prese di mira focalizzandosi, in particolare, sulla situazione dell’ultimo anno.

Un attacco ransomware contro una qualsiasi attività potrebbe essere rivelarsi potenzialmente devastante, ma alcuni settori sono più a rischio di altri nei confronti del virus del riscatto perché i cyber criminali stanno puntando le imprese che non possono permettersi di non accedere alle proprie reti. Il virus del riscatto è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi 18 mesi passando da attacchi agli utenti domestici con richieste di riscatto moderate, verso obiettivi di alto profilo che valgono miliardi di dollari a cui poter chiedere riscatti da decine di migliaia di dollari. Con attacchi studiati a tavolino.

Quale settore è più a rischio?

La Security Global Threat Intelligence Report 2017 ha analizzato i dati raccolti da NTT Security e dalle sue consociate, tra cui Dimension Data, relativi alle reti di 10mila clienti di tutto il mondo, 3,5 trilioni di security log e 6,2 miliardi di tentati attacchi. I risultati che emergono sono allarmanti. In cima alla lista dei settori presi più di mira dai cyber criminali nel 2016 ci sono – a pari merito – la pubblica amministrazione e il settore finanziario. Il numero degli attacchi alla PA è letteralmente duplicato nel 2016 con un aumento fino al 14% rispetto al 7% rilevato nell’anno precedente. Ma l’incremento più drastico delle cyber minacce, e che fa più scalpore, spetta al settore finanziario che, in un solo anno, è passato da solo il 3% del 2015 fino al 14% del 2016. Al terzo posto di questa “nefasta” classifica si posiziona – staccato di un solo punto percentuale – il comparto manifatturiero con un 13%, mentre il settore retail che, fino al 2015 era il più colpito, scende in quarta posizione all’11%.