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5G, c'è chi dice no: i comuni nei quali non sarà installato

Nel nostro Paese è in corso una sorta di crociata contro il 5G, con a capo associazioni dei consumatori e alcuni consigli comunali di città medio-piccole

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antenne 5g Fonte foto: Shutterstock

I sindaci italiani vogliono mettere un freno alla sperimentazione del 5G vietando l’installazione di nuove antenne. Il timore principale rilevato dagli amministratori cittadini è che il nuovo standard di telefonia mobile possa far male alla salute delle persone, esponendoli a una quantità di radiazioni troppo elevata.

Al momento, non esistono studi e ricerche scientifiche che chiariscano in maniera definitiva quali siano gli effetti del 5G sulla salute umana. Sono ben 165 gli atti volti ad ottenere il blocco della tecnologia o per avviare una serie di studi per approfondire gli effetti sull’uso del 5G. Parlamentari, assessori e consiglieri regionali, provinciali e comunali, tutti uniti nell’emanare ordinanze per impedire l’installazione di antenne 5G. Ordinanze raccolte in un elenco costantemente aggiornato dall’Alleanza italiana stop 5G, l’organismo che ha dato vita ad una “moratoria nazionale in difesa della salute pubblica”.

I comuni italiani che hanno detto no al 5G

Sino a oggi nel nostro Paese si contano 20 ordinanze a tema 5G, deliberate da Giunte e Consigli comunali di centri abitati di medie e piccole dimensioni. San Lazzaro di Savina, un comune in provincia di Bologna con circa 30.000 abitanti, è il centro più grande. Ma c’è anche il caso Cogne, uno dei 120 paesi che rientrava nella sperimentazione della tecnologia 5G ha chiesto di esserne escluso. Quattro i provvedimenti anti 5G già approvati nella provincia di Padova: Montegrotto Terme, Tribano, Torreglia e Baone che vanno ad unirsi a quelli di Ricaldone e Prasco in provincia di Alessandria, di Lozzolo e Caresana in provincia di Vercelli, Longare in provincia di Vicenza, Marsaglia in provincia di Cuneo, Perloz in provincia di Aosta, Camponogara in provincia di Venezia, Caneva in provincia di Pordenone e Dozza in provincia di Bologna. Altre quattro ordinanze di sospensione della sperimentazione arrivano da altrettanti comuni del meridione: Montecorvino Pugliano in provincia di Salerno, Scanzano Jonico in provincia di Matera, Castiglione Cosentino e Delia in provincia di Caltanissetta.

In cosa consistono le ordinanze

Le ordinanze emesse dai comuni in questione annunciano l’introduzione di una sospensione precauzionale in attesa che le evidenze scientifiche chiariscano una volta per tutte la presenza di rischi o meno per la salute in seguito all’esposizione alle frequenze emesse dal 5G. Si tratta di un argomento molto delicato. Stando a quanto dichiarato dal rapporto dell’Istituto superiore di sanità “Radiazioni a radiofrequenze e tumori: sintesi delle evidenze scientifiche”, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha inserito l’esposizione da radiofrequenze nel gruppo dei “possibili cancerogeni”, ma si tratta ancora di una supposizione non provata da studi scientifici a medio e lungo termine.

Lotta al 5G: Tar e Parlamento

Ma la lotta al 5G non è solo appannaggio dei Comuni, recentemente anche il Tar e il Parlamento si sono espressi in materia. In particolare, i giudici del tribunale amministrativo hanno respinto ricorso del nuovo operatore Iliad che intendeva riconfigurare alcune antenne a Bologna proprio in vista dell’inizio della sperimentazione del 5G.

E mentre i ministeri dell’Ambiente, della Salute e dell’Istruzione annunciano l’arrivo di una campagna informativa sui rischi dell’uso del cellulare, alla Camera e al Senato sono in fase di discussione sono ben 13 gli atti parlamentari promossi da uno sparuto gruppo di deputati e senatori. Alla Camera, quattro riportano la firma di un ex 5 Stelle passato al  gruppo Misto, uno di Fratelli d’Italia e un altro ancora di un ex deputato sempre del Movimento 5 Stelle passato a Forza Italia, Al Senato il gruppo Misto ha chiesto di stilare delle linee guida per proteggere la popolazione dalla diffusione del 5G. Presentati poi tre atti da Fratelli d’Italia insieme al gruppo Misto per fare chiarezza sul cosiddetto elettrosmog che verrebbe prodotto dal 5G e sull’intenzione di abbattere numerosi alberi che, a quanto sembra, intralcerebbero la propagazione del segnale sul nostro territorio.

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