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Alcune persone sanno che sapore ha la musica

Nel mondo, circa una persona su venti sperimenta una particolare condizione neurologica in cui si vengono a creare strane connessioni tra i sensi: la sinestesia.

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alcune persone sanno che sapore ha la musica Fonte foto: iStock

Fin dai tempi più antichi, la musica rappresenta una delle massime espressioni del sentire umano – e non solo, almeno a giudicare dalla “melodia” che arriva da Venere. Le note possono e sanno arrivare al cuore passando dalle nostre orecchie, che in realtà trasmettono al cervello guizzanti impulsi da trasformare in emozioni. Eppure c’è chi, con la musica, riesce ad “ingolosire” i propri sensi, stimolando non  l’apparato uditivo ma quello del gusto.

Nel mondo, circa una persona su venti sperimenta infatti una condizione neurologica conosciuta dagli studiosi come sinestesia. Condizione assai particolare, in cui si vengono a creare delle strane – e a tratti inspiegabili – connessioni tra tutti o alcuni dei nostri sensi. Si tratta insomma di individui per cui le parole possono assumere un certo colore, o che in casi ancora più rari giurano di percepire un sapore distinto o addirittura una consistenza particolare ascoltando musica.

L’origine della sinestesia è ancora oggetto di discussione, ma alcune ipotesi sono più accreditate di altre. Generalmente si crede che da bambini le nostre cellule cerebrali abbiano milioni di connessioni, che con la crescita vanno ad essere eliminate gradualmente: secondo alcuni studi, le persone a cui è stata diagnosticata la sinestesia subiscono delle variazioni genetiche che vanno ad impedire che questa disconnessione avvenga in alcune aree del cervello, mantenendo “vivi” i collegamenti tra le aree sensoriali. Queste, di conseguenza, rispondono in modo insolito.

Per quanto la teoria paia fondata, esistono ancora dei dubbi. Lo studio non spiega infatti come mai alcuni farmaci psicoattivi abbiano la capacità di stimolare esperienze sinestetiche nell’uomo, mentre altri – e qui si fa esplicito riferimento agli antidepressivi – abbiano al contrario la capacità di inibirle. Dopo aver condotto alcuni test su persone con sinestesia, si è poi venuto a scoprire che vi è uno specifico coinvolgimento di aree cerebrali con funzionalità superiori utilizzate nel linguaggio e nell’attenzione, e non solo in quelle legate all’elaborazione sensoriale. Da qui, potrebbe spiegarsi il fenomeno neurologico, che indica una “contaminazione” dei sensi nella percezione.

Per quanto la sinestesia sia una condizione ancora poco conosciuta, si è riusciti a classificarla in varie tipologie, in base agli effetti che ogni soggetto sperimenta. Oltre alla musica “da assaggiare”, esistono casi in cui le percezioni tattili possono evocare forti emozioni, mentre nella sinestesia tattile-speculare veder soffrire gli altri può far sentire dolore in prima persona, quasi fosse una spiccata empatia.

Le osservazioni hanno anche provato come le persone con sinestesia abbiano maggiori probabilità di impegnarsi in hobby o professioni creative, come la pittura o la poesia. Tra i sinesteti più famosi, ricordiamo non a caso artisti come Van Gogh e Kandinsky, musicisti come Duke Ellington e Billy Joel, e attori del calibro di Geoffrey Rush.

Andrea Guerriero