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SCIENZA

L'animale microscopico riportato in vita dopo 24mila anni

Un microscopico animale, congelato per 24mila anni nel ghiaccio siberiano, è tornato in vita ed è riuscito a nutrirsi e riprodursi. Ora stiamo cercando di capire come ha fatto.

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Bdelloidei Fonte foto: Wikipedia/CC BY-SA 3.0 de

I tardigradi sono conosciuti nel regno animale per la loro straordinaria resistenza, nonostante le microscopiche dimensioni. Come queste creature invertebrate da record, anche i cosiddetti rotiferi bdelloidei riescono a sopravvivere alla fame, all’essicazione, al congelamento, e persino a condizioni di scarsissimo ossigeno. Ora, gli scienziati sono riusciti a riportare alcuni esemplari in vita dopo che sono stati congelati nel ghiaccio siberiano per oltre 24mila anni.

L’incredibile risultato è stato pubblicato sulla rivista scientifica Current Biology. Caratteristica peculiare dei minuscoli rotiferi bdelloidei è quella di saper resistere a temperature estremamente basse: già in passato sono stati visti sopravvivere da 6 a 10 anni a temperature fino a -4 gradi Fahrenheit, pari a -20 gradi Celsius. Adesso si è capito che questa abilità è ancora più stupefacente. I ricercatori hanno prelevato campioni di permafrost a circa 3,5 metri di profondità e hanno riscaldato lentamente il campione, il che ha portato alla resurrezione di diversi organismi microscopici tra cui questi minuscoli animaletti dalla tempra invidiabile.

Come per il caso della medusa immortale, l’animale più longevo sulla Terra, ci troviamo di fronte a quello che pare un miracolo della natura, come sottolineato da Stas Malavin, coautore dello studio e ricercatore del Laboratorio di criologia presso il Pushchino Scientific Center for Biology in Russia:

Il nostro report è la prova più forte che abbiamo ad oggi che gli animali multicellulari potrebbero resistere a decine di migliaia di anni nella criptobiosi, uno stato di metabolismo quasi completamente arrestato.

Ancora più incredibile è pensare che, quando i campioni prelevati sono stati portati in laboratorio, non solo si sono scongelati, ma i rotiferi si sono riprodotti asessualmente usando un processo chiamato partenogenesi. Sono stati anche in grado di nutrirsi.

Il team è specializzato nello studio degli organismi congelati nel permafrost ed è stato molto attento nell’estrarre questo campione. Data la resilienza di questi animali, era infatti importante assicurarsi che il campione non fosse contaminato da strati più recenti. Lo studio ha scoperto che i rotiferi possono resistere alla formazione di cristalli di ghiaccio che si verificano durante il congelamento lento, suggerendo che dispongono di alcuni meccanismi per proteggere tutte le parti del corpo dalle temperature estremamente basse.

Per ora il processo resta in parte misterioso, ma è chiaro che qualcosa di estremamente particolare deve accadere in questi minuscoli animali mentre vengono lentamente congelati. Malavin e i suoi continueranno a studiare il permafrost per vedere se esistono più animali con queste abilità e per scoprire quale meccanismo entra in gioco per far sopravvivere un organismo congelato per migliaia di anni.

Andrea Guerriero

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