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App Immuni, l'installazione sarà volontaria e la privacy garantita

L'installazione dell'app Immuni non sarà obbligatoria e non ci sarà nessun limite alla libertà di movimento. Privacy assicurata grazia al Bluetooth

app immuni Fonte foto: Shutterstock

Il Governo prova a fare chiarezza sulla volontarietà e sui dubbi sulla privacy inerenti l’app Immuni, il sistema scelto dal Commissario Arcuri per tracciare e monitorare il contagio da Covid-19. La settimana scorsa è stata ufficializzata la decisione del Governo e subito sono iniziate le polemiche: come funziona l’app per il contact tracing? Chi è Bending Spoons (la software house che la realizza)? L’installazione è obbligatoria o volontaria? La privacy degli utenti è assicurata o bisogna temere per la sicurezza dei dati? Tutte domande legittime a cui era necessaria una risposta.

Nelle ultime ore era stata paventata anche la possibilità della “quasi” obbligatorietà dell’installazione dell’app: chi non lo avesse fatto, avrebbe avuto problemi nel potersi muovere liberamente. Notizia smentita immediatamente dal Governo che non vuole limitare la libertà di movimento degli italiani quando verrà varata la fase 2 (in teoria dal 4 maggio 2020). Anche per quanto riguarda la privacy, gli italiani non dovranno temere: la scelta di un’app che utilizza il Bluetooth al posto del GPS va proprio in questa direzione. E anche per quanto riguarda il salvataggio dei dati si sta lavorando a un sistema che rispetti le regole del consorzio europeo Peppt-pt (Analisi di prossimità paneuropea nel rispetto della privacy) composto da 130 scienziati, accademici ed esperti di tecnologia, e che allo stesso tempo sia efficiente.

App Immuni, l’installazione sarà volontaria

Giuseppe Conte, durante l’audizione alla Camera e al Senato del 21 aprile 2020, ha fugato tutti i dubbi “Il tracciamento è necessario per evitare la diffusione del virus. Ma il suo utilizzo sarà su base volontaria e non ci saranno limitazioni per chi non la scarica“. Quindi, l’installazione dell’app Immuni sarà solo su base volontaria e non ci saranno nessun tipo di limitazione per chi non la utilizzerà.

Nei giorni precedenti si era ipotizzato l’utilizzo dell’app insieme a dei braccialetti elettronici per coprire il maggior numero di persone, ipotesi immediatamente scartata. L’installazione di Immuni resta su base volontaria e non ci sarà nessun obbligo di aderire a un qualsiasi sistema di contact tracing.

App Immuni, privacy al sicuro

Dopo la scelta di Immuni da parte del commissario Arcuri, ci sono state molte polemiche su come dovrebbe funzionare l’app e sul sistema scelto per salvare i dati. Facciamo un po’ di chiarezza, cercando di fugare tutti i dubbi.

Per funzionare l’app Immuni utilizza il Bluetooth dello smartphone. La scelta non è casuale: il Bluetooth non traccia i movimenti degli utenti, cosa che invece fa il GPS. L’app si basa su un sistema di contact tracing: tramite il Bluetooth, due smartphone che sono stati vicini si scambiano dei codici anonimi. Codici che servono a creare una sorta di diario personale. Se una delle persone con cui si è entrati in contatto contrae il Covid-19 e lo segnala sull’app, tutte le persone con cui è stata vicina vengono avvisate. Ma solo nel caso in cui avevano installato l’app Immuni e attivato il Bluetooth. Tutti questi dati che vengono salvati sullo smartphone, però, sono anonimizzati, in modo da non poter risalire alla persona contagiata.

Restano da sciogliere, però, alcuni nodi. In primis il codice dell’app: al momento non è ben chiaro se sarà open-source, ossia disponibile a tutti, oppure resterà segreto. Altro nodo da sciogliere, dove saranno salvati i dati, ossia su quale server.

App Immuni, quante persone devono scaricare l’app per essere efficace

Ultimo punto controverso: quante persone devono scaricare l’app affinché il tracciamento sia efficace e tempestivo. Secondo la ministra dell’Innovazione tecnologica e della digitalizzazione, almeno il 60% degli italiani dovrebbe avere l’app sul proprio smartphone. Il professore Enrico Bucci che insegna biologia alla Temple University di Philadelphia alza il limite al 70% (intervista pubblicata da La Repubblica). Ma qui sorge un problema: secondo gli ultimi circa il 70% degli italiani ha uno smartphone. Come si farà a convincere tutti a installare l’app Immuni?