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Attenzione alla truffa EuroCoin con i volti di Draghi e Meloni

Mario Draghi, Christine Lagarde e Giorgia Meloni sono i protagonisti, a loro insaputa, di una pubblicità truffa su Facebook e LinkedIn

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Una nuova truffa, molto aggressiva, sta circolando sul Web: parte da un annuncio su Facebook, che porta ad un articolo su LinkedIn, che porta ad un sito Web che, molto probabilmente, sarebbe meglio non visitare mai. Si tratta di una truffa a tema criptovalute, basata su una lunga serie di menzogne e sullo sfruttamento dei nomi e dei volti di tre personaggi molto importanti: la Presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, l’ex Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi e l’attuale Presidente, Giorgia Meloni.

Già pensare che queste tre persone pensino e dicano le stesse cose, in fatto di economia e valute, dovrebbe accendere una dozzina abbondante di campanelli d’allarme. La struttura tecnica di questa campagna, poi, non fa che confermare che qualcosa non va. Le promesse incredibili fatte sul sito di destinazione, infine, confermano che si tratta di una truffa a tutti gli effetti.

Come funziona la truffa EuroCoin

Il gancio di questa truffa, l’amo per far abboccare le potenziali vittime, è una pubblicità su Facebook che sfrutta il volto di Giorgia Meloni (la foto che vedete in apertura). Se l’utente clicca sull’annuncio viene portato su una pagina di LinkedIn, un articolo pubblicato da una improbabile “Financial Advisor” di nome Lindsey Hoolihan, scritto in un italiano quasi corretto.

In apertura dell’articolo c’è una foto di Mario Draghi e Christine Lagarde che sorridono, con una didascalia in italiano stentato. Scopo dell’articolo è sponsorizzare l’acquisto di una fantomatica criptovaluta ufficiale della Banca centrale europea, chiamata EuroCoin.

Da notare che EuroCoin è realmente una criptovaluta, ma non ha nulla a che fare con la BCE. Da notare anche che che esiste un indicatore economico, chiamato sempre EuroCoin, che descrive lo stato di salute dell’economia europea.

Nulla di tutto ciò, però, ha a che fare con la truffa in corso su Facebook e LinkedIn: l’articolo continua con delle false citazioni di Lagarde e Draghi e con dei falsi “endorsement” da parte di riviste famose, come Forbes. A chiudere il finto articolo ci sono il volto e una finta dichiarazione di Giorgia Meloni: “Gli italiani non devono perdere questa occasione“.

Il tutto condito da decine di link che puntano tutti alla stessa pagina: un exchange di criptovalute, dove troviamo persino dei finti endorsement da parte di CNN Business e Wall Street Journal. Ed è su questo sito che viene chiesta una registrazione e si propone l’acquisto di EuroCoin, la finta criptomoneta ufficiale della Banca centrale europea, promettendo guadagni facili: “ACQUISTA 13.888 MONETE E GUADAGNA 27.776“.

Stessa truffa, altra lingua

Se qualcuno avesse ancora dubbi sul fatto che tutto questo sia un modo per sottrarre denaro in modo illegale a utenti in cerca di soldi gratis, se li potrebbe togliere aguzzando la vista e indirizzando il mouse sul profilo LinkedIn della “Financial Advisor” Lindsey Hoolihan. La signora (o signorina, non sappiamo) Hoolihan ha infatti pubblicato solo 3 articoli su LinkedIn, il primo l’8 novembre. La truffa, quindi, è freschissima.

Il primo di questi articoli è quello che vi abbiamo appena descritto. Il secondo è la sua versione per la Spagna: in foto di apertura c’è la Lagarde con il capo del Governo Pedro Sánchez, in fondo all’articolo c’è il ministro delle Finanze María Jesús Montero che dice, casualmente, le stesse identiche parole di Giorgia Meloni: “Los españoles no deben dejar pasar esta oportunidad“.

Il terzo articolo è per il pubblico tedesco ed è un po diverso: la criptovaluta sponsorizzata è quella (inesistente) ufficiale di Meta, in apertura c’è Mark Zuckerberg e in chiusura c’è il miliardario austriaco Dietrich Mateschitz, fondatore della Red Bull, che dice: “Diese Chance sollte man sich nicht entgehen lassen“, cioè “Questa opportunità non dovrebbe essere persa”.

Facebook e LinkedIn: controlli insufficienti

Nessun dubbio, quindi, sul fatto che siamo di fronte ad una truffa, neanche troppo sofisticata. Molti dubbi, invece, sul come sia possibile che ancora oggi pubblicità del genere riescano a passare i filtri di sicurezza di Meta e su come un articolo con dentro 36 link allo stesso sito Web non insospettisca nemmeno uno degli algoritmi di LinkedIn.