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SCIENZA

Il cambiamento climatico sta cancellando la prima opera d'arte dell'umanità

Scoperte e fotografate per la prima volta dall'antropologo Franco Viviani, le pitture rupestri dell'isola di Sulawesi stanno svanendo. I suoi scatti restano la testimonianza più preziosa di queste opere inestimabili.

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Dipinti rupestri in Indonesia

A causa dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento, che modificando pesantemente l’umidità atmosferica portano diversi microorganismi ad attecchire sulle pareti, i dipinti rupestri più antichi al mondo stanno svanendo. Ancora peggio, le opere dell’isola di Sulawesi, in Indonesia, si stanno letteralmente sgretolando, mettendo a rischio un patrimonio artistico vecchio di oltre 45mila anni.

A denunciarlo è Franco Viviani, antropologo e docente presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova, nell’articolo Finding and Losing the World’s Oldest Art in Sulawesi, da poco pubblicato sulla rivista Sapiens. Lo stesso ricercatore aveva scoperto per primo le pitture primitive nel 1985, per altro in modo del tutto casuale nel corso di una spedizione. La decisione di refertare e fotografare dettagliatamente alcuni dipinti rupestri presenti in una grotta lo ha portato infatti ad entrare a contatto con quelle che poi sono state dichiarate le pitture umane più vecchie di sempre – sono di 40mila anni fa le raffigurazioni europee franco-cantabriche. I suoi scatti sono ancora oggi una testimonianza importantissima dello stato originale dei dipinti, dato che le figure di animali e le impronte di mani sono state ridipinte anni dopo la sua prima spedizione, nel 2019. A raccontarlo è sempre il professore nel suo scritto:

Alcuni anni fa mi sono reso conto che la grotta che avevo rilevato con i miei compagni ospitava le pitture rupestri tra le più antiche al mondo, molto più antiche di quelle franco cantabriche: quando ho letto questa notizia ho fatto un salto sulla sedia e mi sono ripromesso di tornarci. Ho quindi rivisitato le grotte con grande emozione, rendendomi conto che la nostra repertazione è stata molto utile, anche se all’epoca non eravamo consapevoli di quanto fossero antichi i dipinti, perché la grotta è stata ridipinta, rendendo impossibile una datazione. Fortunatamente altre grotte della zona sono state preservate.

Non solo, le foto di Viviani si fanno preziosissime pure per stimare, ad oggi, con quanta rapidità avviene il degrado delle opere. Opere che per altro provano che in quell’area non esistono solo mirabili rappresentazioni di animali: tra le raffigurazioni è possibile notare anche un cosiddetto teriantropo, vale a dire la rappresentazione di un essere a metà strada tra un animale e un umano. Una scoperta che potrebbe modificare completamente la storia dell’arte.

Ecco perché, proprio per prevenirne la scomparsa definitiva e poter continuare a “scavare” nelle profondità della cultura umana, gli studiosi della Griffith University stanno procedendo a fotografare, datare e catalogare quel che resta della inestimabile arte parietale indonesiana.

Andrea Guerriero