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SCIENZA

Climate Change: dal cuore dell'Oceano una nuova (e inaspettata) risposta

Le sue acque stanno diventando anche più salate. Il più piccolo degli oceani ha iniziato a riscaldarsi all’inizio del ‘900 e il suo tasso di riscaldamento è oltre il doppio rispetto alla media globale.

Climate Change: dal cuore dell'Oceano una nuova (e inaspettata) risposta Fonte foto: 123rf

L’oceano Artico ha iniziato a scaldarsi decenni prima di quanto si pensasse, ovvero già all’inizio del ‘900. Un gruppo di ricerca guidato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e dall’università di Cambridge ha ricostruito gli ultimi 800 anni di cambiamenti di questo mare che hanno un ruolo chiave nello studio sui cambiamenti climatici globali. L’analisi è stata pubblicata sulla rivista Science Advances. L’Artico è il più piccolo degli oceani al mondo e il meno profondo, ma è anche quello che si sta scaldando più di ogni altro. “Il tasso di riscaldamento è oltre il doppio di quello medio globale”, ha detto Francesco Muschitiello, dell’università di Cambridge.

Il processo di riscaldamento dell’oceano Artico

Grazie alle osservazioni satellitari, si è individuato che l’oceano Artico si sta trasformando per due motivi: non solo le sue acque si stanno scaldando, ma stanno diventando anche più salate, in un fenomeno che viene chiamato “atlantificazione”. Questo meccanismo consiste in una progressiva intrusione di acque atlantiche, che sono calde e salate, nel dominio artico, che è invece freddo e dolce.

“L’atlantificazione artica sta progressivamente accelerando, tuttavia, prima del nostro studio non avevamo una visione storica di questo processo, in quanto le osservazioni da satellite sono limitate all’incirca agli ultimi 40 anni. Questo cambiamento delle acque ha preceduto invece il riscaldamento documentato da satelliti e siti osservativi”, ha spiegato Tommaso Tesi, primo autore dello studio e ricercatore del Cnr-Isp.

La ricerca sul riscaldamento dell’oceano Artico

Per lo studio il team di ricerca ha preso in esame una regione all’entrata dell’oceano Artico, lungo la parte orientale dello stretto di Fram, tra la Groenlandia e le Svalbard. Tesi ha sottolineato che è stato analizzato un record sedimentario alla ricerca di segni dell’atlantificazione, quali il cambiamento della temperatura e la salinità. Dalle osservazioni delle “firme molecolari” sui sedimenti fossili dei microrganismi marini nelle profondità dell’oceano, si è riusciti a constatare che già all’inizio del XX secolo la temperatura dell’Artico era aumentata di circa 2°C, il ghiaccio marino si è iniziato a ritirare e la salinità ad aumentare.

“Quando abbiamo esaminato l’intero arco temporale di 800 anni i nostri dati su temperatura e salinità erano piuttosto costanti – ha affermato Tommaso Tesi – ma all’improvviso, all’inizio del XX secolo, si osserva un marcato cambiamento di temperatura e salinità”. Seppur non sono ancora chiare le cause che hanno portato all’anticipazione del fenomeno dell’atlantificazione nell’Artico, i risultati della nuova ricerca sono fondamentali per i futuri modelli di simulazione dei cambiamenti climatici globali.

Recentemente, inoltre, nell’Artico è stato osservato un enorme buco che si è formato improvvisamente, mentre sulla cima della Groenlandia è scesa la pioggia per la prima volta dal 1950.

Stefania Bernardini