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Come nascono i pianeti: la risposta potrebbe essere in questo esopianeta

Il pianeta b Centauri b è uno degli oggetti più massicci mai scoperti e si trova nel sistema più caldo in cui sia mai stato individuato un pianeta

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Il pianeta b Centauri b sfida ogni statistica Fonte foto: 123RF - skorzewiak

È stato appena scoperto l’esopianeta dei record. Uno studio pubblicato ieri sulla rivista Nature – a firma di Markus Janson, Raffaele Gratton e Joseph C. Carson – potrebbe costringere gli scienziati a ripensare alcune delle ipotesi più consolidate in materia di formazione dei pianeti.

Il nuovo pianeta appena scoperto, che forse era stato individuato già vent’anni fa senza fare alcuno scalpore agli occhi della tecnologia del tempo, si chiama b Centauri b e sfida ogni statistica.

L’esopianeta dei record

Il pianeta oggetto dello studio ha delle caratteristiche che, secondo gli scienziati, sfidano ogni logica sino a ora accettata.

È 11 volte più grande di Giove, ed è tra gli oggetti celesti più pesanti mai scoperti; si trova nella costellazione b Centauri, un sistema binario piuttosto giovane che si trova a circa 325 anni luce dalla Terra. Le due stelle che costituiscono il sistema bonario di b Centauri, insieme, hanno una massa tra 6 e 10 volte quella del Sole: ciò rende b Centauri il sistema stellare più massiccio in cui sia mai stato individuato un pianeta.

Il sistema b Centauri è anche il più caldo in assoluto a ospitare un pianeta, come sottolinea lo studio: la stella principale del sistema, b Centauri A, è una stella di classe B, ovvero si trova tra le più luminose della volta celeste. Per capirsi, soltanto una stella ogni 800 circa appartiene a questa classe, detta anche delle stelle “azzurre”: la più luminosa dalla Terra è Rigel, nella costellazione di Orione.

Fino a oggi era ritenuto quasi impossibile intercettare un pianeta nelle “vicinanze” di una stella azzurra, tre volte più potente del Sole e piuttosto incompatibile con la formazione di corpi celesti di grandi dimensioni. Come afferma Janson, autore dello studio “le stelle di classe B sono considerate abbastanza distruttive e pericolose, e si credeva che dovesse essere estremamente difficile la formazione di grandi pianeti intorno a esse”.

Il pianeta appena scoperto, invece, oltre ad avere una massa inusuale, orbita serenamente attorno a una stella (anzi due) che presenta una temperatura di oltre 18.000 °C.

Nuova luce sulla formazione dei pianeti

L’esopianeta b Centauri b è stato individuato grazie all’uso dello strumento SPHERE (Spectro-Polarimetric High-contrast Exoplanet Research), installato sul Very Large Telescope in Cile, lo stesso che forse già intravide il pianeta anni fa.

Oltre alle incredibili caratteristiche di cui sopra, b Centauri b presenta altri aspetti che potrebbero essere fondamentali, nei prossimi studi sulla formazione dei pianeti.

La sua orbita, per esempio, è tra le più ampie mai individuate – cosa che potrebbe spiegare la sua “resistenza” all’estremo calore del suo sistema di stelle. Attualmente il pianeta dei record si trova a circa 550 unità astronomiche di distanza dalle stelle: circa 14 volte la distanza tra la Terra e Plutone, il corpo celeste alla estrema periferia del sistema solare.

Ancora non è ben chiaro come abbia potuto formarsi un pianeta così massiccio su un’orbita così estesa. Al solito, le opzioni sono due: o si è formato nei pressi delle due stelle del sistema per accrescimento per poi spostarsi sull’attuale orbita per via delle interazioni gravitazionali, oppure si è formato in prossimità della sua attuale posizione coinvolgendo un processo noto come “instabilità gravitazionale”.

Il meccanismo di instabilità gravitazionale, infatti, tende a generare oggetti molto grandi, spesso così grandi da non diventare mai pianeti, ma piuttosto assumere la forma di cluster, o filamenti di galassie.

Come scritto nel paper “i nostri risultati mostrano che i pianeti possono trovarsi in sistemi stellari molto più massicci di quanto ci si potesse aspettare dai precedenti studi”. Un nuovo corso, sia per la ricerca di altri pianeti sia per la comprensione dei meccanismi attraverso i quali si formano i pianeti dell’Universo.