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SCIENZA

Cosa dice l’ultimo rapporto sul clima e perché dobbiamo preoccuparci

Il report disegna cinque scenari: nessuno è buono, uno è decisamente drammatico. Cosa dice l’ultimo rapporto sul clima e perché dobbiamo preoccuparci.

Cosa dice l’ultimo rapporto sul clima e perché dobbiamo preoccuparci Fonte foto: ISTOCK

Gli incendi in Grecia e in Italia, il record europeo di caldo da 48 gradi in Floridia, in Sicilia, le inondazioni in Turchia, in Germania e in Belgio – e questo solo negli ultimi giorni: i segnali sono troppi per continuare a ignorarli. Il cambiamento climatico non solo esiste, ma è tra le più grandi emergenze dei nostri giorni: in futuro poi sarà un problema sempre più urgente.

A scuotere politica e opinione pubblica è arrivato il nuovo rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), un’indagine sicuramente molto attesa, ma non per questo meno sorprendente per lo scenario drammatico che evoca per i prossimi anni.

Cosa c’è scritto nel rapporto IPCC sui cambiamenti climatici

Insomma, tutti dovrebbero conoscere cosa c’è scritto nel report IPCC, perché non c’è nessuno che non sia direttamente coinvolto: il documento ha un elevatissimo grado di affidabilità, perché mette insieme il contributo di oltre 200 scienziati di tutto il mondo e mette insieme oltre 14.000 studi in un’unica sintesi.

Ecco quindi perché il cambiamento climatico deve metterci ognuno di noi in allarme, adesso più che mai.

L’IPCC mette nero su bianco che il cambiamento climatico è stato causato dall’uomo tramite l’innalzamento delle temperature provocato dai gas serra: di conseguenza, fenomeni come ondate di caldo – le temperature sono pericolosissime quando anche l’umidità è ai massimi – e record sui termometri non faranno che aumentare.

Quali sono i cinque scenari – dal peggiore al migliore – contenuti nel report IPCC

Lo studio aggregato evoca cinque possibili scenari riguardanti l’impatto del cambiamento climatico: si va dalla stima più prudente, in cui la superficie della Terra si riscalda di 1,8 gradi Celsius o centigradi entro il 2050, a quella in cui la temperature della superficie sale di 5,7 gradi Celsius. Sembra poco, ma non lo è. Nel secondo caso, le conseguenze sarebbero tragiche: inondazioni, siccità, carestie, migrazioni, morti causate dal colpo di calore o dall’innalzamento dei mari e non solo.

C’è però una nota positiva – che si accompagna a una condizione: se apportassimo fin da subito alcuni cambiamenti, come la riduzione delle emissioni globali di carbonio dall’industria pesante – che poi è la prima fonte di emissione di gas serra a livello globale, – potremmo cominciare a vedere un miglioramento nelle condizioni ambientali della casa comune già a partire da 20 anni a questa parte.

Ma bisogna cominciare subito, e andare spediti.

Giuseppe Giordano