Ecco i linguaggi di programmazione alla base di Internet of Things
Tra i più comuni troviamo C, C++ e Java ma non mancano le alternative, da Python al più specifico B# fino ai servizi in merito offerti da Google e Apple

Internet of Things, o nella sua forma abbreviata IoT, sta diventando ormai un termine noto per gli appassionati di tecnologia e non. Sono sempre più gli oggetti “intelligenti” che circondano la nostra quotidianità. Meno noti sono invece i linguaggi di programmazione che stanno alla base dell’IoT.
I linguaggi di programmazione nell’Internet of Things. Le scelte più popolari nella creazione di dispositivi inerenti alla categoria internet delle cose ricadono prevalentemente su tre linguaggi: C, C++ e Java. C è uno dei primi linguaggi di programmazione, è considerato molto utile nella progettazione di oggetti intelligenti poiché non richiede molta potenza di elaborazione. C++ come si intuisce dal nome espande le potenzialità del linguaggio C, ed è usato dunque in dispositivi più complessi. Per esempio nei termostati con intelligenza artificiale. Quando invece c’è bisogno di una grande capacità di calcolo il linguaggio di programmazione più usato è Java.
L’alternativa offerta da Python
Java ha tra i vantaggi la portabilità e il fatto di essere comunemente insegnato. Il che lo rende universale. In più è abbastanza leggero rispetto al lavoro che permette di svolgere. Gli sviluppatori che cercano maggiore flessibilità, rispetto a C e Java, usano però un altro linguaggio di programmazione: Python. Questo linguaggio è molto usato nello sviluppo di applicazioni web, e sta provando ad allargare il suo campo di competenza anche nell’IoT. Anche se secondo molti esperti, e anche a detta di diversi sviluppatori, Python non farà mai il definitivo “grande salto”. Un suo rivale nella programmazione di applicazioni web è Javascript che a sua volta sta provando a influenzare anche il mondo dell’Internet of Things con il suo linguaggio. Ma che per potenzialità lascia ancora gli stessi dubbi di Python.
Altri linguaggi di programmazione più specifici

Linguaggi di programmazione
Se fossimo degli sviluppatori e non volessimo usare il linguaggio di programmazione C, potremmo avvalerci di quello B#. Si tratta di un linguaggio di programmazione di basso livello, costruito partendo da zero, che però può svolgere bene il suo dovere in dispositivi a bassa potenza. B# prende ispirazione da C#. Un’altra versione del linguaggio C, questo però è orientato ai dispositivi progettati da Microsoft. Abbastanza intuitivo e pensato per eliminare alcune ambiguità rintracciate sia in C che in C++. A discapito di questo però C# non è molto in voga tra gli sviluppatori. Tra i vantaggi di B# troviamo la possibilità del controllo in tempo reale. Se abbiamo bisogno invece di un linguaggio che funzioni su qualsiasi dispositivo tra i più consigliati troviamo Assembler. Molto usato tra i linguaggi di basso livello, presenta comunque alcune lacune, tra queste la mancanza del lavoro assistito.
Il linguaggio di Google
Il linguaggio Weave, di Google e Nest, ha le carte in regola per diventare molto popolare tra gli sviluppatori se ricevesse fiducia e investimenti dentro e fuori Mountain View. Aspetto non semplice anche se Google in casa ha anche Brillo, una piattaforma pensata proprio per gli oggetti IoT. Insomma, se Weave diventasse popolare sarebbe facile promuoverlo. Anche Apple non sta a guardare. L’azienda ha il suo linguaggio open source Swift. Usato dagli sviluppatori iOS e Mac OS. Per tutti questi linguaggi di programmazione non sarà comunque semplice avvantaggiarsi sulla triade composta da C, C++ e Java, che vantano un’esperienza decennale e un insegnamento più diffuso.