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SCIENZA

È colpa dell'uomo se gli elefanti stanno perdendo le zanne

Alcuni elefanti hanno sviluppato una mutazione genetica che li protegge dalla caccia all'avorio: le femmine nascono senza zanne

Come stanno cambiando gli elefanti Fonte foto: 123RF - izanbar

Le attività umane hanno un impatto sostanziale sulla natura, sin dai tempi in cui gli uomini iniziarono a coltivarne le terre e a cacciare o addomesticare gli animali selvatici. Quel che è sotto l’attenta osservazione degli scienziati, oggi, è l’importante effetto della presenza umana sull’evoluzione di alcune specie.

La pressione degli umani sugli ecosistemi naturali ha acquisito dimensioni tali da poter essere considerata un vero e proprio fattore evolutivo. Uno studio recentemente pubblicato su Science dimostra che è proprio per colpa dell’uomo che gli elefanti femmina del Mozambico stanno perdendo le zanne, e non sono gli unici animali a cambiare a causa nostra.

Gli elefanti stanno perdendo le zanne

A quanto pare, le femmine di elefante stanno evolvendo in modo da non conservare le zanne. La causa del fenomeno era intuibile, ma la conferma arriva soltanto dalla ricerca di Shane Campbell-Staton e colleghi, dell’Università di Princeton: gli elefanti stanno perdendo le zanne a causa dell’uomo.

In particolare, grazie allo studio di video storici che sono stati confrontati con la situazione attuale, è stato possibile quantificare il fenomeno, e collocarlo temporalmente in un periodo che sembrerebbe non lasciare spazio ad altre ipotesi.

È emerso che tra il 1977 ed il 1992 il numero di femmine nate senza zanne è passato dal 19 al 51%: si tratta degli anni della Guerra Civile in Mozambico, durante i quali entrambi gli schieramenti in conflitto erano impegnati in importanti sessioni di caccia di frodo destinate alla raccolta di avorio, oggi illegale in gran parte del mondo.

In seguito alle pesanti azioni di caccia, la popolazione totale di elefanti nel Parco Nazionale di Gorongosa diminuì in quegli anni del 90%: è anche per questo che, secondo gli scienziati, si può chiaramente parlare di “pressione evolutiva” per mano dell’uomo. Appena dopo la fine del conflitto, infatti, il numero di elefanti femmine nati con le zanne tornò lentamente a crescere.

Le analisi statistiche condotte dal team di ricerca dimostrano che l’emergere di un fenomeno simile sia altamente improbabile in mancanza di un importante fattore scatenante, come appunto una pressione selettiva in grado di modificare l’evoluzione degli elefanti. Quindi è certo che la perdita delle zanne sia collegata all’attività umana della caccia all’avorio, in questo e in altri casi.

L’uomo come fattore di pressione evolutiva

Stranamente, continua la ricerca, il fenomeno studiato in Mozambico coinvolge soltanto le femmine di elefante, ed il motivo risiede in quella che viene definita una “stranezza genetica”.

La mutazione genetica alla base della perdita delle zanne risiederebbe in uno dei cromosomi X degli elefanti: esattamente come avviene per gli umani, le femmine di elefante dispongono di due cromosomi X, mentre i maschi ne hanno soltanto uno.

La mutazione dell’unico cromosoma X è letale per i maschi di elefante, mentre nelle femmine la presenza del secondo cromosoma X consente il propagarsi della mutazione senza effetti sulla salute.

Ciò non toglie che la caccia all’avorio abbia avuto conseguenze anche sulle popolazioni maschili di elefanti: oggi in Sri Lanka meno del 5% degli elefanti nasce con le zanne. E grazie alla ricerca di Campbell-Staton sappiamo con certezza che alla base di questa modifica genetica c’è l’attività umana di caccia all’avorio – in Sri Lanka come in Mozambico.

La stranezza genetica che per ora ha “salvato” le zanne degli elefanti maschi africani, quindi, non tranquillizza affatto la comunità scientifica.

“Le zanne sono praticamente il coltellino svizzero degli elefanti” afferma Campbell-Staton, motivo per cui la perdita delle zanne può aiutare gli elefanti a sfuggire ai cacciatori di frodo, ma complica gravemente la vita degli animali, che con le zanne si procurano acqua e cibo.

Molti animali dipendono indirettamente dalle zanne degli elefanti: “è questo che preserva la biodiversità”, conclude Campbell-Staton, e ricorda che “le nostre azioni possono avere conseguenze come queste”.