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SCIENZA

Esiste un inchiostro "vivo": ecco di cosa è fatto

Gli scienziati stanno lavorando a un materiale sostenibile, adattabile e autonomo: di che cosa è fatto il nuovo inchiostro "vivo"

Esiste un inchiostro "vivo": ecco di cosa è fatto Fonte foto: iStock

Esistono delle combinazioni che non ci saremmo mai aspettati. Come le macchine alimentate a granoturco, le cannucce fatte di bambù o la vanillina che deriva dalla plastica. Ma esistono, funzionano e sono rispettosi per l’ambiente.

Una di queste combinazioni, però, è ancora più particolare: gli scienziati infatti hanno inventato un inchiostro vivo, perché fatto del batterio dell’Escherichia Coli.

Lo studio dei ricercatori

Per creare questo inchiostro sono stati usati i microbi dell’Escherichia Coli, e si sta rivelando un grande successo: quando viene stampato, e quindi si trova sotto pressione, scorre come se fosse dentifricio e può essere stampato in 3D in forme minuscole – cerchio, quadrato e cono – che hanno un colore lucido come quello della gelatina.

Esistono già inchiostri con elementi “vivi” alla base: qualche anno fa ne è stato creato uno fatto di un estratto di alghe, polimeri come l’acido ialuronico e silice affumicata. Ma questo è il primo inchiostro fatto solo di elementi vivi geneticamente modificati.

I ricercatori inducono le colture batteriche a produrre loro stessi l’inchiostro, che quando viene raccolto dal liquido in cui è nato diventa di consistenza gelatinosa, perfetta per le stampanti 3D.

La rivista scientifica Nature Communications ha prodotto una prima pubblicazione, ma la ricerca su questo nuovo materiale è ancora agli inizi. Gli studiosi però pensano in grande, e non si limitano a un inchiostro usato per i libri: potrebbe essere un materiale rinnovabile importantissimo per le costruzioni del futuro, sulla Terra e nello spazio, perché essendo vivo cresce ed è in grado di “guarirsi”.

Le applicazioni dell’inchiostro

Inchiostri biologici di questo tipo hanno ambizioni grandiose: espandono il focus dei materiali viventi geneticamente modificati. A differenza delle strutture fatte di cemento o plastica, quelle fatte di elementi vivi sono autonomi, si adattano all’ambiente e sono in grado di rigenerarsi – almeno, questo è l’obiettivo.

I microbi, da soli, non sono in grado di creare forme chiare e stabili, per cui si affidano a “impalcature” di polimeri. Però i polimeri possono alterare le proprietà dell’inchiostro in modi indesiderati, devono essere biocompatibili per non uccidere i microbi, e soprattutto devono essere rinnovabili: spesso non lo sono perché, come il polietilene, derivano dal petrolio.

Per questo gli scienziati stanno provando a rinunciare ai polimeri e a produrre sostante fatte di soli microbi, e quindi più gelatinose. Sostante in grado di assorbire molta acqua, ma non di stare in piedi da sole. La soluzione è stata la fibrina: un polimero naturale che esseri umani e animali usano per la coagulazione. I ricercatori hanno modificato geneticamente i batteri di Escherichia Coli per produrre fibrina, cosa che ha reso l’inchiostro più stabile.

Certo, la strada è ancora lunga: l’inchiostro non resiste all’essiccazione e attualmente non è ancora abbastanza stabile da essere la base per costruire edifici. Ma i ricercatori sono molto fiduciosi sulle possibilità di questo inchiostro vivo. E non sarebbe nemmeno la prima volta in cui un batterio aiuta l’ambiente.

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