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Facebook, altro scandalo privacy: raccoglie dati da altre app

Facebook è al centro di un nuovo scandalo sulla privacy. Il social raccoglie dati sensibili da app terze senza l’autorizzazione degli utenti. Ecco la verità

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Privacy su Facebook Fonte foto: Ink Drop / Shutterstock.com

Dopo il famoso caso Cambridge Analytica, Facebook è al centro di un nuovo scandalo sulla gestione della privacy. Secondo un rapporto pubblicato sul Wall Street Journal, il social network raccoglierebbe una enorme mole di informazioni personali rilasciate dagli utenti ad app terze. Il tutto avverrebbe senza autorizzazione da parte degli interessati.

I dati raccolti servirebbero per migliorare la targetizzazione degli annunci di Facebook ADS. L’indagine mette in luce una situazione allarmante che mina sia la credibilità del social network, che quella di diverse applicazioni di salute e dedicate al benessere, in particolare quelle rivolte al mondo femminile. Questi strumenti avrebbero condiviso informazioni sensibili, che vanno dal tipo di dieta seguita fino al periodo di ovulazione delle utenti che desiderano rimanere incinta. Vediamo nel dettaglio quali sono le app coinvolte e come minano la privacy dell’utenza.

Nuovo scandalo privacy su Facebook: ecco cosa succede

Secondo lo studio effettuato dal Wall Street Journal, alcune applicazioni esterne a Facebook condividerebbero con il social network diverse informazioni personali fornite manualmente degli utenti. Al centro della polemica ci sono in particolare app come Flo Health e Azumio Inc.

Flo Health è un’app pensata per le donne che desiderano rimanere in dolce attesa. L’applicazione chiede alle utenti di inserire il periodo dell’ovulazione in un apposito calendario. Facebook avrebbe identificato le utenti coinvolte e anche i dati sensibili inseriti. Di conseguenza, queste persone sarebbero diventate il target ideale per annunci rivolti a utenti in dolce attesa o neo-genitori. Il WSJ ha già monitorato 70 applicazioni e ha scoperto che 11 di queste avrebbero condiviso i propri dati con il social network. Non si sa ancora se esistano degli accordi finanziari tra le aziende coinvolte.

Ma c’è una notizia che butta ulteriori ombre sull’episodio: il tutto avverrebbe senza autorizzazione da parte degli utenti coinvolti. Purtroppo, nessuna app presuppone un’informativa adeguata, e né l’App Store né Google Play riescono a intercettare e monitorare ciò che avviene tra i software presenti al loro interno.

Facebook nega il suo coinvolgimento

Il social network di Mark Zuckerberg respinge ogni accusa e afferma di non utilizzare informazioni sensibili di altre app di salute e benessere. Anzi la piattaforma raccomanda alle applicazioni esterne di informare adeguatamente i propri scritti circa la gestione della privacy e i dati condivisi con il social network.

In particolare, l’appello si rivolge alle cosiddette “custom-app event” cioè le applicazioni che richiedono agli utenti di inserire manualmente un evento all’interno del calendario.

Inoltre, dai vertici di Facebook viene comunicata una nota che dovrebbe – in teoria – tranquillizzare gli iscritti alla piattaforma: “tutti i dati ricevuti da app terze sono usati per migliorare l’esperienza d’uso di Facebook e offrire agli iscritti contenuti altamente targetizzati ed in linea con i singoli interessi”. Una cosa è certa: Facebook continuerà a rimanere sotto la lente di ingrandimento di molti studi e rapporti. L’obiettivo è tutelare al meglio la privacy degli utenti.