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Facebook, lotta a spam e cloacking con l'intelligenza artificiale

Sfruttando algoritmi di AI, la rete sociale vuole scoprire utenti e Pagine che utilizzano un trucchetto informatico per diffondere spam

Facebook Fonte foto: Shutterstock

Facebook dice basta. Il social network di Mark Zuckerberg ha deciso di mettere fine al cloacking e per farlo scende in campo con i mezzi pesanti: l’intelligenza artificiale. Di primo acchito può sembrare una mossa estrema, ma il social network ha le sue buone ragioni: migliorare l’esperienza d’uso è d’obbligo se non si vogliono perdere utenti.

E anche se il termine – cloacking – dirà ben poco all’utente medio, vale la pena sottolineare che si tratta di un’operazione fondamentale per combattere lo spam su Facebook e la diffusione delle fake news all’interno della rete social per eccellenza. Insomma, la società di Mark Zuckerberg continua la propria lotta (personale, ma non troppo) al click baiting, ai contenuti di bassa qualità e tutti quegli elementi che, in una maniera o nell’altra, possono influenzare negativamente l’esperienza d’uso della piattaforma social. Il tutto grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale.

Cosa è il cloacking e come funziona su Facebook

In ambito tecnico, si definisce cloacking un’operazione che, tramite l’utilizzo di script automatizzati, permette a un sito Internet di nascondere il reale contenuto di una pagina web a un motore di ricerca. Presentando un contenuto differente rispetto a quello realmente mostrato agli utenti, infatti, è possibile influenzare il posizionamento della pagina nella SERP (acronimo di Search Engine Results Page, pagina dei risultati del motore di ricerca) e posizionarsi nelle primissime posizioni. Si tratta, ovviamente, di una tecnica deprecabile (e deprecata), che porta a conseguenze pesanti (penalizzazione del sito e rimozione dalla SERP) nel caso in cui si venga scoperti.

Il cloacking su Facebook, invece, è utilizzato per aggirare i filtri automatizzati e i controlli manuali da parte del team di revisori del social network. Grazie ai già citati script, alcuni portali di spam sono in grado di riconoscere gli indirizzi IP dei “vigilantes” di Facebook e indirizzarli così verso contenuti apparentemente legittimi. Quando la richiesta di accesso arriva da un utente “normale”, invece, si viene reindirizzati verso portali scadenti, pieni di pubblicità ingannevoli e contenuti di pessima qualità. Grazie al supporto dell’intelligenza artificiale, ora i revisori riusciranno ad aggirare a loro volta gli script e visualizzare il reale contenuto che si nasconde dietro i link su Facebook.

Quali vantaggi per gli utenti

I vantaggi per gli utenti sono molteplici. Prima di tutto, non si correrà il rischio di essere vittima di attacchi spam o phishing e si avrà la certezza (quasi assoluta) che cliccando su un link si finirà con il consultare il contenuto desiderato. Come fanno sapere dal team di sicurezza di Facebook, infatti, non appena un utente (o una Pagina) verrà beccato con “le mani nella marmellata”, sarà rimosso dalla piattaforma, così come i suoi post e le sue condivisioni.