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Facebook, un milione di euro di multa dal Garante della Privacy

Facebook è stata multata dal Garante della Privacy per un milione di euro per il caso Cambridge Analytica che nel 2018 ha investito l'azienda

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facebook Fonte foto: rafapress / Shutterstock.com

Costa caro lo scandalo Cambridge Analytica a Facebook: il Garante per la protezione dei dati personali ha comminato all’azienda di Menlo Park una multa di un milione di euro per non aver rispettato la normativa sulla privacy. Non è il primo provvedimento che Facebook subisce a causa del caso Cambridge Analytica: già a marzo il Garante per la privacy aveva sanzionato l’azienda statunitense con una multa di 52.000 euro.

Con la sanzione pecuniaria dovrebbe ritenersi concluso in Italia il caso Cambridge Analytica che ha coinvolto in tutto il mondo milioni di utenti. Secondo i dati pubblicati dal Garante, sono stati oltre 200.000 gli utenti italiani a cui sono stati trafugati i propri dati personali senza essere stati informati. Lo scandalo Cambridge Analytica ha creato grande scalpore nella stampa internazionale e ha obbligato Facebook a potenziare gli strumenti per proteggere la privacy. Ma non solo. Gli utenti hanno anche maggiore libertà nel decidere quali dati condividere con la piattaforma social.

Perché Facebook è stata multata di un milione di euro dal Garante della privacy

La sanzione pecuniaria che Facebook dovrà pagare si riferisce al caso Cambridge Analytica, scoppiato nel marzo del 2018 e che ha coinvolto milioni di utenti in tutto il mondo. Nel comunicato stampa pubblicato sul sito del Garante per la privacy si legge che"ha applicato a Facebook una sanzione di 1 milione di euro per gli illeciti compiuti nell’ambito del caso Cambridge Analytica. […] Il Garante aveva infatti accertato che 57 italiani avevano scaricato l’app Thisisyourdigitallife attraverso la funzione Facebook login e che, in base alla possibilità consentita da questa funzione di condividere i dati degli "amici", l’applicazione aveva poi acquisito i dati di ulteriori 214.077 utenti italiani, senza che questi l’avessero scaricata, fossero stati informati della cessione dei loro dati e avessero espresso il proprio consenso a questa cessione. La comunicazione da parte di FB dei dati alla app Thisisyourdigitallife era dunque avvenuta in maniera non conforme alla normativa sulla privacy".

Già nel marzo di quest’anno Facebook aveva pagato una sanzione di 52.000 euro per delle contestazioni ricevute sempre dal Garante della privacy riguardo ad alcune violazioni. L’ammontare della seconda multa è molto più elevato perché la banca dati a cui fa riferimento è di particolare rilevanza (secondo il Garante oltre 200.000 utenti italiani sono coinvolti nel caso Cambridge Analytica). Ma non solo: la multa tiene conto "anche delle condizioni economiche di Facebook e del numero di utenti mondiali e italiani della società."

Che cosa è lo scandalo Cambridge Analytica

Per capire meglio i motivi che hanno portato il Garante per la protezione dei dati personali a multare Facebook di un milione di euro è necessario spiegare il caso Cambridge Analytica.

Cambridge Analytica è un’azienda nata nel 2013 con l’obiettivo di analizzare il sentimento degli utenti online per influenzare i risultati elettorali. Per farlo, decide di acquisire i dati degli utenti direttamente da Facebook, pratica non consentita dal social network. Per questo motivo utilizza un escamotage: sviluppa l’applicazione "this is your digital life" a cui gli utenti potevano collegarsi tramite il Facebook Login. Nel momento in cui la persona si registrava con l’account Facebook, l’applicazione registrava tutti i i suoi dati personali e quelli dei propri amici.

In Italia 57 persone hanno utilizzato l’applicazione "this is your digital life" che ha permesso ai dipendenti di Cambridge Analytica di ottenere informazioni su oltre 200.000 utenti italiani iscritti a Facebook. L’azienda di Menlo Park aveva scoperto le azioni di Cambridge Analytica già nel 2015 e aveva intimato all’azienda di eliminare i dati raccolti illecitamente. Cosa che non è stata mai fatta e per cui Facebook ora dovrà pagare una multa.