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Google Assistant: società pagate per ascoltare ciò che dici

La TV belga VRT NWS ha scoperto che Google affida l'ascolto delle registrazioni di Assistant a una società terze, violando tutte le nome sulla privacy

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google assistente Fonte foto: Temitiman / Shutterstock.com

Attenzione: Google Home ti ascolta. Si dirà: che c’è di male? L’ascolto dei comandi dell’utente è alla base del funzionamento di ogni smart speaker che si rispetti. Il problema, però, è che le registrazioni dell’audio captato dall’Assistente di Google sarebbero state inviate ad una società terza, incaricata di trascrivere le conversazioni al fine di migliorare l’algoritmo di riconoscimento del parlato.

Lo ha scoperto la TV belga VRT NWS grazie ad una soffiata proveniente da un dipendente di questa società incaricata da Google. Quello che Google ha sempre dichiarato fino ad ora nella sua privacy policy è che le registrazioni dell’audio captato dai suoi dispositivi vengono inviate ai server in forma anonima. Quello che gli utenti non sapevano, e adesso sanno, è che Google riascolta quelle registrazioni e si fa aiutare da società terze. Ma c’è qualcosa di ancora peggiore: le registrazioni sono tutt’altro che anonime e, al contrario, sono archiviate insieme a dati personali come l’indirizzo di casa dell’utente.

Google ci spia?

VRT NWS è venuta in possesso di più di 1.000 clip audio registrate da Google Assistant tramite gli smart speaker e l’app Google Home per smartphone. Questi file audio erano accompagnati dall’indirizzo degli utenti, quindi un giornalista di VRT si è messo in macchina ed è andato a trovare un po’ di utenti di Google. Ha bussato alle loro porte, è entrato a casa loro, ha fatto ascoltare loro i file audio. Gli utenti hanno riconosciuto la propria voce e quella di altre persone che frequentano casa, bambini compresi. Con buona pace dell’anonimato e della privacy.

Peggio di Amazon?

Questa storia ricorda molto quanto scoperto ad aprile da Bloomberg: i dipendenti di Amazon riascoltano le registrazioni fatte dagli smart speaker e dai dispositivi compatibili con Alexa, ancora una volta per migliorare gli algoritmi di “speech recognition“. La differenza tra quanto sappiamo oggi su Amazon e quando è emerso su Google, però, è bella grande: Amazon non appalta a terzi l’ascolto delle registrazioni, mentre Google sì. E gli dà anche il nostro indirizzo di casa. Anche il terzo grande player del mercato degli smart assistant, Apple, riascolta le nostre registrazioni. Ma al momento non abbiamo sufficienti informazioni per dire in che modo lo fa.

La risposta di Google

Vista la gravità delle accuse, Google ha preferito rispondere a VRT NWS: “Lavoriamo con esperti linguistici in tutto il mondo per migliorare la tecnologia vocale realizzando le trascrizioni da un numero limitato di clip audio. Questo lavoro è fondamentale per lo sviluppo della tecnologia che rende possibili prodotti come l’Assistente Google“. Secondo Google appena lo 0,2% delle registrazioni vengono riascoltate e, spiega l’azienda i clip audio “non sono collegati a informazioni di identificazione personale“. Come è possibile, allora, che la redazione di VRT NWS sia entrata in possesso di clip e indirizzi di casa? Google scarica il barile: “Di recente abbiamo appreso che uno di questi esperti linguistici potrebbe aver violato la nostra politica di sicurezza dei dati trapelando clip audio in lingua olandese. Stiamo investigando attivamente su questo e quando riscontreremo una violazione della nostra politica agiremo rapidamente, fino alla chiusura del nostro accordo con il partner“.