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Google porta l'intelligenza artificiale nel calcio: primi test con il Liverpool

L'intelligenza artificiale ormai è ovunque, persino nel gioco del calcio: ecco come DeepMind (Google) e il Liverpool stanno collaborando per creare l'assistente virtuale dell'allenatore.

intelligenza artificiale calcio Fonte foto: DeepMind

La tecnologia irrompe prepotentemente nel mondo del calcio. Se contribuirà ad evolverlo in positivo o in negativo è ancora troppo presto per dirlo, ma la VAR prima, gli algoritmi e l’intelligenza artificiale poi sono finiti nel giro di pochi anni tra le parole di uso comune associate al mondo del pallone.

E lo step successivo è già pronto, anche se a soppesare le società coinvolte si potrebbe pure parlare di due step in uno. Il Liverpool, quindi la squadra detentrice della Premier League 2019/2020, e DeepMind hanno unito gli sforzi per esplorare i benefici che può dare l’intelligenza artificiale applicata al calcio. Non aver mai sentito prima DeepMind è comprensibile, ma basta sapere che si tratta di una società controllata da Alphabet – ossia la holding a cui fa capo Google – per essere pressoché certi di sentire nuovamente questo nome in futuro. Curiosa la ragione per cui è stato scelto il Liverpool: il fondatore di DeepMind, Demis Hassabis, che ha partecipato al progetto è un gran tifoso dei Reds, per cui è il primo club a cui è stato chiesto di collaborare.

L’analisi dietro le quinte che cambierebbe il calcio

Così il Liverpool ha fornito ogni informazione raccolta in ciascuno dei match disputati in Premier League tra il 2017 ed il 2019. Una mole incredibile di dati se si considera che nel calcio di oggi si utilizzano parecchi strumenti per monitorare il maggior numero di aspetti possibile, tra localizzatori GPS e sensori di vario tipo, alcuni dei quali inseriti all’interno del pallone.

Dall’intelligenza artificiale applicata al calcio non ci si aspettano gli stessi risultati ottenuti nel 2016 quando il software AlphaGo di DeepMind sconfisse uno dei giocatori più forti del mondo nel gioco del go, se non altro perché il gioco del calcio contiene un’incertezza intrinseca. Nessuna volontà di sostituire gli allenatori nemmeno nel lungo periodo, solamente quella di sviluppare dei sistemi che esaminino il maggior numero di variabili – e nel calcio, lo si sa, sono parecchie – e assistano il ruolo degli uomini, che paiono insostituibili. Almeno al momento.

L’intelligenza artificiale (AI) potrebbe ad esempio essere utilizzata per prevedere le conseguenze di una variazione tattica o come possa variare il gioco avversario con la mancanza di un uomo chiave. O ancora fornire informazioni più precise sui calci di rigore: i ricercatori di DeepMind hanno analizzato oltre 12.000 tiri dal dischetto assegnati in tutta Europa nelle ultime stagioni, scoprendo delle abitudini legate al ruolo in campo – gli attaccanti ad esempio tirano più spesso nell’angolo basso a sinistra rispetto ai centrocampisti – o al piede forte.

Inoltre, ed è forse l’aspetto più interessante per allenatori e team manager, un modello basato sull’intelligenza artificiale che analizzi determinati parametri sui calciatori in quanto a forza e stato di forma potrebbe dare indicazioni migliori di quelle desumibili da un essere umano, e consigliare così ai responsabili della squadra un periodo di riposo per determinati calciatori in modo da ridurre il rischio di infortuni.

Sviluppi nel medio periodo, cinque anni circa

Non bisogna attendersi rivoluzioni nel breve periodo, avverte il responsabile di DeepMind che segue da vicino il progetto. “Dubito che i frutti di ciò che stiamo facendo arriveranno tra sei mesi o un anno, ma tra circa cinque anni alcuni degli strumenti che stiamo sviluppando avranno raggiunto un buon livello di maturazione e potrebbero essere pronti per consigliare gli allenatori sugli errori chiave commessi durante una gara o sulle variazioni che potrebbero migliorare il gioco”.

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