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IPhone, i dati su iCloud non sono crittografati per colpa della FBI

Perché Apple ha bloccato il progetto di crittografare i dati del backup? Secondo diverse fonti è stata bloccata dall’FBI: ecco il perché

icloud Fonte foto: nikkimeel / Shutterstock.com

Secondo quanto pubblicato dalla piattaforma Reuters, Apple non avrebbe più intenzione di inserire la crittografia end-to-end nei backup conservati su iCloud. La decisione è stata presa a causa dell’FBI, che avrebbe espresso parere negativo nei confronti dell’operazione. Non esistono documenti ufficiali, ma sono tante le prove a sostegno di questa tesi.

Questa notizia getta un’ombra importante sull’azienda di Cupertino che, come anche Facebook e Google, gestisce ogni giorno miliardi di dati sensibili appartenenti ai propri clienti. I backup di iCloud attualmente sono cifrati, ma non con una tecnologia end-to-end, quindi Apple ha le chiavi per accedervi in ogni momento. In questo contesto, la società potrebbe affidare all’FBI una serie di informazioni riservate provenienti dai backup di iPhone, iPad e altri dispositivi. Inserendo la crittografia end-to-end neanche Apple sarebbe stata in grado di accedere a tali dati, e ciò avrebbe impedito anche all’FBI di prenderli in considerazione per la risoluzione di casi e non solo.

Perché l’FBI utilizza i dati dell’iPhone?

Nel corso degli anni, lo scambio di informazioni tra FBI e Apple è stato abbastanza frequente: in varie occasioni, l’agenzia di sicurezza americana ha consultato i dati provenienti da iPhone e dispositivi simili. Il caso più recente è quello di Pensacola: Apple non avrebbe dato pieno accesso all’iPhone dell’attentatore, tuttavia le autorità avrebbero consultato una enorme quantità di informazioni provenienti dal suo cellulare, ed in particolare dal backup. La vicenda si riferisce all’attentato avvenuto il 6 dicembre alla base della Marina di Pensacola in Florida in cui sono morti 3 ufficiali: il killer avrebbe utilizzato il proprio telefono per organizzarsi e raccogliere informazioni.

Le opportunità della crittografia end-to-end

Durante indagini di vario genere, FBI e altre agenzie mondiali hanno l’abitudine di richiedere l’accesso ai dati degli utenti ad Apple, anche perché le informazioni non avendo una chiave unica possono essere decriptate e lette in qualsiasi istante.

L’FBI potrebbe quindi utilizzare i dati presenti negli iPhone come prove schiaccianti in caso di omicidi, rapine, stragi e altri crimini. In questo contesto, la protezione della privacy passa in secondo piano rispetto alla risoluzione di un caso. La crittografia end-to-end darebbe la garanzia di riservatezza: Apple non saprebbe la chiave di accesso ai dati, che verrebbe conservata solo nel dispositivo che l’ha generata o che si potrebbe ottenere solo con l’autorizzazione dell’utente. Questa soluzione impedirebbe ad Apple di passare una marea di informazioni all’FBI. Ed è per questo motivo che, secondo Reuters, l’agenzia avrebbe cercato di bloccare in ogni modo l’applicazione della crittografia end-to-end ai backup.

La posizione controversa di Apple

In una dichiarazione su Gizmondo risalente alla settimana scorsa, Apple ha dichiarato che l’assenza di crittografia end-to-end potrebbe essere un’occasione, non solo per le agenzie di sicurezza, ma anche per i criminali, che potrebbero hackerare i sistemi e accedere ai dati degli utenti.

L’assenza di un sistema di sicurezza efficaci mette in luce alcuni limiti di Apple. Innanzitutto, lasciando la situazione così com’è darebbe in mano ad agenzie esterne una enorme mole di dati personali, senza che gli utenti ne siano consapevoli.

Allo stesso tempo, se decidesse di cifrare i backup potrebbe essere accusata di parteggiare con i criminali e impedire alla forze dell’ordine di eseguire le indagini: in caso di strage, un iPhone potrebbe davvero avere una enorme rilevanza per intercettare e punire l’assassino. In questo contesto, inserire o meno la crittografia nei dati salvati in backup è una scelta tutt’altro che facile.

Chissà se Apple non riprenda in mano il progetto in futuro, magari in un momento in cui l’attenzione dei media, e dell’FBI, è focalizzata su altro.