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Le origini delle aurore boreali non hanno più segreti

Un team di scienziati è riuscito finalmente a provare cosa provochi le aurore boreali. Tutto dipenderebbe da potenti onde elettromagnetiche durante le tempeste geomagnetiche.

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Le origini delle aurore boreali non hanno più segreti Fonte foto: 123rf

Ormai da millenni i ricercatori hanno provato a comprendere cosa si nasconda dietro alle origini delle meravigliose aurore boreali. Finora il mistero era stato solo ipotizzato, ma mai dimostrato. Un team di fisici dell’Università dell’Iowa ha invece pubblicato uno studio dove, finalmente, si mostra come i più brillanti spettacoli di luce della Terra siano prodotti da potenti onde elettromagnetiche durante le tempeste geomagnetiche. Questi fenomeni sono anche noti come onde di Alfven e la ricerca descrive nel dettaglio cosa succede quando il cielo si illumina con fasci di luce di colore verde.

Il segreto sull’origine delle aurore boreali

Il principale autore dello studio sulle aurore boreali è James Schroeder, esperto del Wheaton College. L’indagine mostra che le onde di Alfven accelerano gli elettroni verso la Terra, facendo sì che le particelle producano lo spettacolo di luci che conosciamo come “aurora boreale”. Greg Howes, professore associato del dipartimento di Fisica e Astronomia all’università dell’Iowa e coautore della ricerca, ha descritto il fenomeno come simile “a un surfista che si muove insieme all’onda”. L’idea degli elettroni che “navigano” sul campo elettrico è, in realtà, una teoria che era stata introdotta già nel 1946 da un fisico risso, Lev Landau, ma che è stata dimostrata solo ora.

Per la prima volta un’aurora boreale è stata simulata in un laboratorio al Large Plasma Device dell’Ucla, l’università della California. Gli scienziati hanno utilizzato una camera lunga 20 metri per ricreare il campo magnetico terrestre. All’interno della macchina, gli stessi hanno poi generato un plasma simile a quello che esiste nello spazio vicino alla Terra. Quando gli elettroni hanno iniziato a “navigare” lungo l’onda, un altro strumento è stato usato per misurare come stessero guadagnando energia. Anche se l’esperimento non ha ricreato il luccichio delle reali aurore boreali, gli scienziati hanno spiegato che le misurazioni in laboratorio concordano con le previsioni ottenute tramite le simulazioni al computer e i calcoli matematici, dimostrando che gli elettroni che navigano sulle onde di Alfvén possono accelerare gli elettroni (fino a una velocità di 45 milioni di mph) che causano l’aurora.

La scoperta sull’origine delle aurore boreali ha creato entusiasmo tra gli scienziati che si occupano dello spazio perché si ritiene che la comprensione del meccanismo di accelerazione degli elettroni che causano il fenomeno di luci nel cielo, può essere utile agli studi futuri sulla meteorologia spaziale e del sistema solare.

Riguardo al tema, i progressi della scienza sono innumerevoli e recentemente si è arrivati anche a ipotizzare la presenza di esolune nella galassia che potrebbero essere abitabili.