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SCIENZA

Mega eruzione di gas nello spazio: cosa sappiamo sulla stella che l'ha causata

Si tratta di EK Draconis, ha solo circa 100 milioni di anni e ha emesso una quantità enorme di gas plasma magnetico. Il corpo celeste è simile al Sole, ma molto più giovane

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Stella erutta una mega palla 10 volte più grande Fonte foto: 123rf

Una stella molto simile al Sole ha emesso una mega palla di gas plasma magnetico 10 volte più grande di qualsiasi altro corpo celeste dello stesso tipo mai osservato finora. Si tratta di EK Draconis che ha solo circa 100 milioni di anni e sembra quindi una versione infantile della nostra stella, ossia è simile a com’era il Sole della Terra circa 4,5 miliardi di anni fa. A dirlo è Yuta Notsu, un ricercatore associato presso il Laboratorio di fisica atmosferica e spaziale dell’Università del Colorado che è a capo della nuova ricerca.

L’eruzione della stella simile al Sole

I risultati dello studio suggeriscono che il Sole sia in grado di eruttare massa coronale (CME), ovvero bolle di gas plasma, più grandi di quelle osservate direttamente fino a oggi. Tuttavia, poiché il Sole è più vecchio di EK Draconis, è probabile che sia più calmo, con enormi CME che si verificano sempre più distanti tra loro. Tuttavia, comprenderne la distanza è importante, perché queste eruzioni energetiche e magnetiche interagiscono con l’atmosfera terrestre, per esempio causando tempeste geomagnetiche che possono interrompere i satelliti, provocare blackout elettrici e interrompere Internet e altre comunicazioni.

Le CME sono anche un potenziale pericolo per le missioni con equipaggio sulla Luna o su Marte. Queste tempeste solari, infatti, inviano flussi di particelle ad alta energia che possono esporre chiunque si trovi al di fuori dello scudo magnetico protettivo della Terra a una quantità di radiazioni pari a 300.000 raggi X contemporaneamente, secondo la NASA. Le grandi esplosioni di radiazioni elettromagnetiche vengono chiamate superflare. I ricercatori hanno scoperto che le giovani stelle simili al sole emettono superflare su base settimanale, mentre le stelle più vecchie le producono meno frequentemente, forse ogni 1.000 anni circa.

L’importanza dell’eruzione di EK Draconis

Le superflare, di per sè, non sono pericolose, ma possono esserlo le eruzioni di massa coronale che ne possono seguire. Notsu e i suoi colleghi hanno osservato la stella giovane tra gennaio e aprile 2020, attraverso 111 anni luce di spazio, con il Transiting Exoplanet Survey Satellite (TESS) della NASA e il SEIMEI Telescope dell’Università di Kyoto. Il 5 aprile, hanno ottenuto quello che stavano cercando: un cambiamento degli spettri di luce emessi da EK Draconis, che indicano una macchia di plasma che viaggia verso la Terra. L’eruzione stava viaggiando a circa 1 milione di mph (1,6 milioni di km/h) e aveva una massa di oltre 2 quadrilioni di libbre (1 quadrilione di chilogrammi), 10 volte la massa di qualsiasi brillamento solare osservato. “Questo è molto utile per stimare come potrebbe essere il CME con un superflare sul nostro sole”, ha detto Notsu.

Osservare un brillamento solare, che avviene una volta ogni mille anni, non è semplice. La prima osservazione diretta è avvenuta nel 1859, il che significa che gli esseri umani hanno una registrazione dell’attività della superficie e dell’atmosfera del Sole da meno di 200 anni. Le nuove osservazioni di EK Draconis hanno catturato solo la prima fase del CME e i ricercatori non sono ancora sicuri di quanti superflare finiscano con eruzioni di massa coronale e quanti diminuiscano senza un burst di plasma. Ma lo studio di stelle simili a com’era il Sole giovane possono essere importanti, secondo gli scienziati della nuova ricerca, non solo per pianificare una potenziale catastrofe causata da CME, ma anche per aprire una finestra sul passato del nostro sistema solare.

Intanto un altro studio ha osservato che il Sole si starebbe svegliando.

Stefania Bernardini