La NASA aprirà un campione del terreno lunare rimasto sigillato dal 1972
Gli scienziati sperano di trovare gas nobili e di capirne di più della geologia lunare: un campione sigillato dal 1972 verrà presto aperto dalla NASA

Nonostante le teorie del complotto più o meno approfondite e conosciute, abbiamo decine di prove sul fatto che l’uomo sia effettivamente stato sulla Luna. Ci sono le immagini, i racconti degli astronauti e soprattutto i campioni di terreno portati sulla Terra dopo le varie missioni lunari.
Uno di questi, dell’Apollo 17, è rimasto sigillato fino a ora. Ma la NASA sta per aprirlo.
La missione Apollo 17
Nel 1972 la NASA ha fatto arrivare sulla Luna la missione Apollo 17. È stata l’undicesima e ultima missione “Apollo”, cioè lunare e con equipaggio umano a bordo. È atterrata l’11 dicembre dello stesso anno, e i tre astronauti Eugene Cernan, Ron Evans e Harrison Schimitt sono rimasti sulla Luna tre giorni.
Il comandante, Eugene Cernan, era stato incaricato dalla NASA di raccogliere un campione della superficie lunare, in particolare dalla valle Taurus-Littrow.
La zona era stata scelta per avere studi approfonditi su una regione che pre-datasse la pianura lavica del Mare Imbrium, che era stato studiato nella precedente missione Apollo, la 15.
Il campione prelevato è stato così’ riportato sulla Terra in un contenitore cilindrico sigillato, rimasto chiuso per 49 anni. Fino ad ora.
L’apertura del campione
Il campione in questione fa parte del programma ANGSA, Apollo Next-Generation Sample Analysis. Grazie al programma, è stato creato un oggetto speciale per aprire il contenitore senza rovinare il materiale roccioso.
Costruito dall’Agenzia Spaziale Europea, questo strumento forerà il contenitore sigillato sottovuoto, e catturerà tutti i gas in agguato all’interno.
I ricercatori sperano che il campione possa includere idrogeno, elio e altri gas nobili intrappolati nel suolo lunare. E sarà anche importante per capire qualcosa di più della geologia lunare, per sviluppare strumenti sempre più all’avanguardia per l’esplorazione del nostro satellite – ora che abbiamo una data per la prossima visita – ma anche di Marte, visto che proprio la NASA sta studiando quanto saremmo in grado di sopravvivere sul Pianeta Rosso.
“Non vediamo l’ora di scoprire quanto bene il contenitore a vuoto ha conservato il campione e i gas fragili”, ha detto Francesca McDonald, astrofisica a capo del progetto ANGSA, e ha aggiunto che “ogni componente di gas che viene analizzato può aiutare a raccontare una parte diversa della storia sull’origine e l’evoluzione dei gas volatili sulla Luna e alle origini del nostro Sistema Solare”.