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SCIENZA

NASA: saranno i robot a cercare la vita nel Sistema Solare

"Gli umani sono troppo delicati": la NASA è al lavoro su navi spaziali intelligenti, capaci di cercare la vita anche oltre il sistema solare

I nuovi esploratori dello spazio Fonte foto: 123RF - pitinan

Sembra che la NASA abbia rotto definitivamente gli indugi: oggi si parla sempre più apertamente di vita extraterrestre e ricerca di vita nello spazio, da come comunicare l’eventuale scoperta di vita aliena a quali strumenti mettere in campo per andarla a cercare nelle profondità dell’universo.

E sembra che l’Agenzia Spaziale Americana abbia le idee piuttosto chiare su chi sarà inviato oltre i confini del sistema solare in cerca di vita: ci penseranno le care vecchie astronavi, che presto saranno “curiose” e sapranno dove cercare.

Sapranno cercare da soli

Steve Chien è a capo del dipartimento per lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale del Jet Propulsion Laboratory della NASA: è cioè la persona che sta definendo come dovrà comportarsi l’intelligenza non umana che invieremo alla ricerca di vita oltre la Terra.

In una recente intervista al New Scientist, Chien rivela infatti che non saranno gli astronauti a viaggiare verso le lune di Giove ed oltre alla ricerca di segni di vita.

Gli umani sono troppo delicati, troppo pesanti e richiedono troppe risorse per vivere” afferma Chien: quando si parla di esplorare lo spazio ben oltre il sistema solare, “ha molto più senso inviare delle macchine”.

Purtroppo però, le macchine non hanno la curiosità innata degli uomini, e non sorprenderebbe di certo vedere una macchina programmata per fotografare un pianeta, continuare tranquillamente a scattare le sue foto anche di fronte ad un inaspettato contatto con una forma di vita aliena.

È quello a cui stanno lavorando Chien e colleghi al JPL: lo scopo è quello di trasformare le astronavi in veri e propri esploratori, capaci di capire cosa cercare e come.

Chien considera il tipo di intelligenza che guida per esempio Perseverance, tra i rover più evoluti di sempre, una forma di “intelligenza relativa” – ancora lontana dallo scopo.

Perseverance può fare molte cose, individuare dei target in base alle indicazioni di forma, colore e dimensioni date dalla NASA, come altri strumenti d’ultima generazione capaci di cercare specifiche polveri o fenomeni.

Non basta: “i robot devono imparare a cercare da soli”, sostiene Chien.

Nuovi orizzonti dell’esplorazione spaziale

Saranno navi spaziali intelligenti come quelle che conversano amabilmente coi propri comandanti umani nella più classica tradizione sci-fi, forse.

Sicuramente i robot che andranno a cercare la vita all’interno ed oltre il sistema solare, a partire pare proprio dalla luna gioviana Europa, sapranno individuare modelli e schemi ricorrenti alla maniera degli umani.

L’enorme sforzo necessario per inviare delle persone in orbita terrestre bassa indica chiaramente, secondo Chien, che quella di arrivare di nuovo sulla Luna o su Marte è una missione di quelle difficilissime da programmare.

“E parliamo di posti in cui siamo certi non ci sia vita”, aggiunge Chien: oltre alle incredibili quantità di radiazioni e agli altri possibili effetti sulla salute dell’uomo, i prossimi viaggi nelle profondità dello spazio potrebbero presentare un “pericolo” ancora più spaventoso, come un incontro ravvicinato con una forma di vita aliena.

Molto meglio sviluppare un’intelligenza artificiale che consenta alle navi spaziali di ragionare più o meno come farebbe un comandante umano, e di farlo in autonomia, perché uno dei problemi irrisolti dei viaggi oltre la Luna è che le comunicazioni sono molto, molto complicate oltre una certa distanza dalla Terra.

Quando si parla di intelligenza artificiale nello spazio le persone tendono a pensare a personaggi come Data di Star Trek, qualcosa capace di interagire con gli umani su una molteplicità di argomenti, esattamente come fanno le persone, magari che sia anche capace di provare sentimenti.

In realtà, sostiene Chien, “non abbiamo proprio bisogno di questo nello spazio”, ma di una intelligenza specializzata capace di interagire con la scienza e con gli scienziati.

Un anticipo di quanto sia possibile realizzare con l’implementazione AI dei mezzi spaziali è nello splendido esempio della missione New Horizons, che in qualche modo si è guidata in maniera autonoma fino a superare Plutone.

Il prossimo passo è dotare questa intelligenza artificiale di una bella dose di curiosità, che le consenta di agire praticamente come uno scienziato: secondo Chien tra 5 e 10 anni da adesso saremo in grado di inviare i nostri robot esploratori nello spazio profondo.