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Niente videogiochi per i bambini cinesi: arriva il ban del Governo

Il Governo di Pechino limita le ore di gioco settimanali per proteggere la salute fisica e mentale dei minorenni, ma anche per altri motivi meno nobili.

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videogiochi bambini cinesi Fonte foto: Shutterstock

Il Governo cinese vuole proteggere i minorenni limitando le ore che passano online a giocare ai videogames. Ma forse, dietro questa mossa, c’è anche l’intenzione di mettere un freno al potere ormai dilagante delle piattaforme online cinesi come Tencent e NetEase, con le quali da anni il Governo ha in atto un vero e proprio braccio di ferro.

Fatto sta che la National Press and Publication Administration cinese ha già emanato le nuove regole, lunedì, descrivendole come un tentativo di salvaguardare la salute fisica e mentale dei bambini e degli adolescenti. Nella pratica queste regole si traducono in un divieto per le aziende che offrono servizi di gaming online di fare accedere utenti non registrati e senza età verificata. Gli utenti di età inferiore ai 18 anni avranno anche una limitazione nei giorni e nelle ore in cui avranno accesso ai servizi. Secondo le stime sono circa 110 milioni i minori cinesi che giocano online in Cina, un numero elevato che porta anche un grosso flusso di denaro nelle casse delle piattaforme di gaming. Che, adesso, sono preoccupate.

Quanto si potrà giocare in Cina

Secondo le nuove regole, che entrano in vigore oggi, i minorenni potranno accedere alle piattaforme di gioco online solo per un’ora al giorno, tra le 20 e le 21, sia nei giorni feriali che festivi.

Non è la prima volta che in Cina viene messo un limite del genere ai videogiochi: già nel 2019 la National Press and Publication Administration aveva limitato a 90 minuti al giorno l’uso di questi servizi. Con le nuove regole è possibile aspettarsi un declino nel numero dei giocatori minorenni.

Cosa cambia per le piattaforme

Le piattaforme di gaming hanno un modello di business chiaro e semplice, in tutto il mondo, anche in Cina: il grosso dei guadagni avviene dagli acquisti in-game, cioè dagli oggetti o funzioni aggiuntive comprati dai giocatori per andare avanti più agevolmente nella trama del gioco.

I minori sono l’anello debole della catena, perché se sul sito della piattaforma o nella console da gioco è registrata la carta di credito dei genitori spesso finiscono per spendere cifre importanti senza rendersene conto. Tencent, colosso cinese dei servizi online, afferma però dai minori di 16 anni proviene solo una piccola percentuale dei suoi introiti dal gaming.

L’azienda ha anche detto che si adeguerà alle nuove restrizioni e che se ne aspetta altre in futuro, ma cercherà di adattarsi anche a quelle.

Alcune piattaforme occidentali, come Apple Arcade, in Cina non sono ancora presenti a causa della difficoltà per gli sviluppatori di rendere le app da gioco conformi alle stringenti normative cinesi. Se la normativa andrà verso una ulteriore stretta, poi, è molto probabile che le aziende non cinesi desisteranno del tutto da ogni tentativo di entrare nel mercato cinese del gaming.