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SCIENZA

Gli oggetti che abbiamo lasciato su Marte, dal 1971 ad oggi

Rover, lander, paracaduti e frammenti di ammartaggi andati male: su Marte c'è un'infinità di oggetti, alcuni dei quali nascondono un messaggio.

Quali oggetti abbiamo lasciato sul pianeta rosso Fonte foto: iStock

Sono diverse le missioni attualmente operative sulla superficie marziana: ad andare in giro sul pianeta rosso, infatti, ci sono ancora i veterani Curiosity e InSight, oltre ai due rover quasi-gemelli inviati per ultimi, da Cina e Usa, ad esplorare Marte.

Oltre a Perseverance e Zhurong, i due grandi rover impegnati nell’analisi di superficie ed atmosfera marziane, i piccoli InSight e Curiosity sono dunque tra gli oggetti ancora “vivi” presenti sulla superficie di Marte.

Eppure, dalla prima missione sovietica su Marte ad oggi, abbiamo lasciato sul pianeta una quantità di oggetti che, secondo gli scienziati, pesa oltre 9 tonnellate.

Un piccolo esercito di giocattoli rotti

Il primo oggetto ad arrivare sul suolo marziano fu, nel lontano 1971, la pesantissima sonda Mars 2, oltre una tonnellata della più avanzata tecnologia sovietica che, per problemi durante la discesa, si andò a schiantare sulla superficie del pianeta.

Mars 3, identico nell’aspetto e nelle dimensioni al primo ospite marziano, arrivò a pochi giorni di distanza: a differenza del precedente lander, riuscì a trasmettere dei dati – ma soltanto per 20 secondi, dopodiché entrò ufficialmente a far parte della collezione di giocattoli rotti del pianeta.

Sono attualmente 21 gli oggetti di questo tipo che popolano il pianeta rosso, dalla povera Schiapparelli di ESA e Roscomos distrutta nell’impatto con la superficie nel 2016 ai retaggi di missioni ben più antiche, come i vecchi lander Viking 1 e 2 lanciati dalla NASA nel 1976 ed operativi fino agli anni Ottanta.

Il primo rover in grado di arrivare intero sulla superficie di Marte e di muoversi fu Sojourner, che portò con sé, nella missione Pathfinder, anche il lander che è diventato la Carl Sagan Memorial Station.

Tra i siti di atterraggio dei lander che hanno raggiunto Marte dal 71 ad oggi, alcuni sono diventati dei veri e propri memorial: quello di Pathfinder è dedicato a Sagan, l’astronomo che ha ispirato una generazione di astronauti, mentre quello in cui ammartò Spirit nel 2004 è oggi dedicato alla memoria della tragica missione dello Space Shuttle Columbia, in cui persero la vita sette astronauti.

Non è comunque semplice stabilire la quantità di oggetti presente sulla superficie marziana: basti pensare a quelli che sono andati distrutti in non si sa quanti pezzi, come Schiapparelli, o ai vari pezzi che fisiologicamente un lander porta con sé, tra paracaduti e schermi per il calore.

Ci sono inoltre diversi oggetti in orbita intorno a Marte che non aspettano altro che di cadere sulla superficie del pianeta: Mariner 9, la sonda che ci inviò le foto delle piccole lune Phobos e Deimos, per dirne una, è in orbita dal 71.

Il caso Perseverance

Ma abbiamo iniziato, forse con la sempre più vivida promessa di trovare la vita fuori dal nostro pianeta, ad inviare altri oggetti sulla superficie di Marte: dalle targhe, ispirate ancora una volta al disegno di Carl Sagan, installate su Pioneer 10 e 11 negli anni Settanta ne è stata fatta di strada.

E così, mentre Zhurong sembra più impegnato a farsi i selfie, Perseverance ha portato con sé diversi oggetti da lasciare ai posteri, su Marte.

Il paracadute stesso usato per l’ammartaggio è diventato, nella volontà della NASA, un messaggio: l’enorme paracadute bianco e arancione porta con sé un messaggio in codice che è stato fatto decifrare via Twitter, e che riporta il motto del Jet Propulsion Laboratory “Dare Mighty Things”, ovvero “Osa cose straordinarie”. Sembrerebbe che solo sei persone, in tutto il mondo, sapessero di questo messaggio prima del dispiegamento del paracadute.

Perseverance, lanciata in piena pandemia da Covid-19, ha portato su Marte anche una targa di tributo agli operatori sanitari, una piccola placca metallica installata sul rover.

A bordo di Percy, come la chiamano quelli del JPL, anche gli oltre 10 milioni di nomi inviati da persone di tutto il mondo con la promessa di avere il proprio nome su Marte e tutti i 155 saggi finalisti del contest lanciato dalla NASA per nominare il Rover.

Più visibile, tanto che ha subito attirato le attenzioni dei terrestri, la placca del calibro della potente telecamera di Perseverance, che riporta immagini della vita sulla Terra ma anche il motto “Due mondi, un solo inizio”.

Il piccolo Ingenuity, infine, l’elicottero che per primo ha volato su un’atmosfera non terrestre, portava con sé, e presumibilmente lascerà su Marte, un piccolo frammento del velivolo progettato dai fratelli Wright nel 1903.