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PEC piena, Cassazione rigetta ricorso contro Agenzia delle Entrate

In una recente sentenza della Corte di Cassazione si stabilisce che la casella PEC deve essere correttamente gestita, onde evitare conseguenze penali

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Casella di posta piena Fonte foto: Shutterstock

Siete un professionista o un’azienda e non vi prendete troppa “cura” della vostra casella di posta elettronica certificata? Fate attenzione, perché questa disattenzione potrebbe costarvi molto caro. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, infatti, stabilisce che una casella PEC piena non può essere una valida giustificazione per non aver ricevuto un messaggio o notifica.

Gli Ermellini sono stati chiamati a dirimere una questione che li riguardava direttamente. Con sentenza n. 7029/2018, la Corte di Cassazione ha deliberato contro l’ammissibilità del ricorso presentato da un’azienda che non aveva ricevuto un’ordinanza per integrare il contraddittorio nel giudizio di Cassazione. La casella di posta elettronica certificata della società, infatti, era piena e il messaggio non è stato correttamente recapitato, nonostante la ricevuta telematica dell’Agenzia delle Entrate – altra parte in causa nel caso – riportasse la dicitura di avvenuta consegna.

Un contrattempo che poteva essere facilmente evitato, con un po’ di cura maggiore (bastava archiviare le PEC ricevute a norma di legge) e optando per un servizio di posta elettronica certificata che garantisce spazio illimitato, come Libero Mail Pec, la posta certificata di Libero per i professionisti e le aziende.

La casella PEC va gestita con regolarità

Nella sentenza, la Corte di Cassazione richiama quanto previsto dall’art.16 del decreto-legge n. 179/2012 (il cui testo è stato modificato dall’art.47 del decreto-legge n. 90 del 2014 comma 6), dove si stabilisce che le notificazioni e comunicazioni nei confronti dei soggetti con obbligo di munirsi di un indirizzo PEC possano essere effettuate, oltre che via posta elettronica certificata, anche presso la cancelleria del tribunale stesso. Una fattispecie che si applica proprio al caso preso in esame dalla Cassazione: dal momento che la casella PEC era “irraggiungibile”, la notifica dell’ordinanza diretta all’azienda ricorrente era stata depositata in cancelleria.

Gli Ermellini, inoltre, sottolineano come il mancato recapito sia dovuto all’incuria del gestore della casella PEC, che non si è premurato di svuotarla onde evitare che potessero sorgere problemi di questo genere.

Come evitare di trovarsi con la casella PEC piena

Diverse le strade che è possibile seguire per evitare di ritrovarsi improvvisamente con la casella PEC piena e non ricevere, così, nuovi messaggi di posta elettronica certificata. I più efficaci, però, sono due. Da un lato, come sottolineato anche dai giudici della Cassazione, è necessaria una corretta gestione della casella, con l’archiviazione a norma di legge dei messaggi vecchi e la loro conseguente eliminazione. Dall’altro, invece, si può scegliere di sottoscrivere un servizio di Posta Elettronica Certificata senza limiti, che consenta di conservare tutte i messaggi nel cloud, senza che ci sia bisogno di eliminarli volta per volta. Un servizio come Libero PEC Unlimited, ad esempio, permette di creare una casella PEC senza limiti di spazio a soli 30 euro (+ IVA), all’interno della quale conservare tutta la corrispondenza digitale della propria azienda o ufficio professionale.

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