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Perché Facebook ha assunto l'avvocato di Britney Spears

Un libro e una serie tv raccontano i grattacapi affrontati da Facebook negli ultimi anni. Ma il social corre ai ripari, assoldando un asso del settore legale

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mark zuckerberg Fonte foto: Frederic Legrand - COMEO / Shutterstock

Gli ultimi tempi non sono stati di certo tra i più rosei per la storia di Facebook. Ora, a minare la reputazione del social network fondato da Mark Zuckerberg (che si dice addirittura sia sul punto di dimettersi dal vertice dell’azienda, pur di salvarla) ci sarebbe un’ulteriore minaccia che ha già messo in allarme i vertici dell’azienda; stavolta, però, l’azienda sarebbe già corsa ai ripari per non farsi cogliere impreparata: ecco cosa sta accadendo.

Non bastava il blackout che ha fatto scappare gli utenti su altre piattaforme, le accuse sulle fake news in tempo di presidenziali Usa e altri passi falsi compiuti come il programma XCheck, stratagemma con il quale le figure di spicco sul social potevano evitare le maglie della moderazione a cui vengono normalmente sottoposti i contenuti degli altri iscritti. A mettere i bastoni tra le ruote adesso ci sarebbero anche un libro e una serie tv basata su di esso, che hanno spinto l’azienda a tutelarsi assoldando dalla sua parte Mathew Rosengart, l’avvocato che ha seguito Britney Spears durante il processo per affrancarsi definitivamente dalla tutela legale del padre Jamie. E, come nel caso della star della musica pop, anche stavolta il suo ruolo sarà di importanza cruciale all’interno della faccenda.

Facebook, perché Rosengart è così importante

Rosengart dovrà tenere occhi e orecchie ben aperti. Il suo compito sarà infatti quello di evitare che il nuovo progetto televisivo, adattamento di “An Ugly Truth: Inside Facebook’s Battle for Domination” delle autrici Sheera Frenkel e Cecilia Kang, possa ledere l’immagine di Facebook agli occhi degli utenti.

Se dalla serie prodotta da Anonymous Content dovessero emergere esagerazioni non aderenti alla realtà, poca accuratezza nella descrizione dei fatti e altre insinuazioni prive di fondamento (secondo Facebook, ovviamente), il difensore avrebbe mandato dall’azienda per dare il via a una battaglia legale e far valere i diritti e le ragioni del social.

Al momento, come riportato da The Verge, la situazione risulterebbe ancora nei ranghi e non vi sarebbero i presupposti per portare la discussione sui banchi del tribunale.

An Ugly Truth, tutte le ombre di Facebook

Negli ultimi cinque anni Facebook è finito sotto i riflettori a causa di scottanti controversie. Gestione dei dati degli utenti e privacy, notizie false, discorsi incitanti all’odio fino all’influenza della Russia nelle presidenziali che hanno visto la vittoria di Donald Trump e ai “Facebook Papers” rivelati dalla “talpaFrances Haugen: sono solo alcuni dei temi bollenti affrontati da “An Ugly Truth” e dalla sua versione televisiva attualmente in lavorazione.

Anche in tempi di crisi, però, la piattaforma si è sempre rialzata sotto la guida di Zuckerberg e Sheryl Sandberg, Direttore Operativo della società. Ad alimentare la riflessione tra le pagine – e i fotogrammi della serie – è proprio la strada che ha portato il social verso tale inevitabile epilogo, sottolineandone l’aspetto di naturale evoluzione e non somma di errori di percorso.

Con un’analisi approfondita dei vari aspetti che hanno contribuito a tenere sulle spine Facebook e le due figure di spicco che ne tengono le fila, il libro e la serie tv hanno l’obiettivo di dipanare alcuni degli interrogativi che esperti e non si sono posti negli ultimi mesi, compreso il ruolo di Zuckerberg e Sandberg all’interno della questione. E di materiale ce n’è in abbondanza, tanto da far propendere il social per uno dei legali più abili del settore a difesa dell’immagine e del peso che Facebook ha alle sue spalle.

Facebook, sempre meno teenager sul social

Come se non bastasse, oltre alle questioni legali Mark Zuckerberg deve affrontare anche un ulteriore grattacapo non meno rilevante: la fuga dei teenager dal social. A confermarlo, il report, diventato pubblico dopo la diffusione da parte della “talpa” Frances Haugen. Secondo il documento, la fascia dei giovanissimi tra i 13 e i 17 anni rappresenterebbe solamente il 9,1% del totale dei frequentatori, percentuale leggermente più alta nel gruppo anagraficamente successivo, tra i 18 e i 29 anni, con il 12,6%.

Cala anche il tempo medio trascorso, attestandosi nell’ultimo anno a soli 25,9 minuti di presenza al giorno, meno della metà rispetto ai 58,2 minuti degli over 30. Appare dunque evidente come la piattaforma stia perdendo mordente tra i giovanissimi, più stimolati dalla presenza di competitor che, a differenza di Facebook, riescono a offrire loro un’esperienza maggiormente coinvolgente, plasmando il proprio stile secondo le esigenze dei ragazzi che sfruttano i social per informarsi, condividere e rimanere in contatto con i propri amici.