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Perché Facebook non rimuove il ban contro Trump

Sheryl Sandberg, Chief Operating Officer di Facebook, ribadisce che il profilo di Donald Trump resta sospeso. E spiega anche perché.

donald trump profilo facebook

Niente rimozione del ban di Facebook per Donald Trump. A confermarlo è Sheryl Sandberg, Chief Operating Officer del social network, che ha spiegato come la carica di Presidente degli Stati Uniti non preveda una posizione al di sopra delle politiche di comportamento stabilite per gli utenti iscritti alla piattaforma di Menlo Park.

L’affermazione di Sandberg su quanto accaduto è stata pronunciata dal COO durante la conferenza Reuters Next che si è tenuta nella giornata di ieri in una formula virtuale. Al centro della conversazione con la giornalista dell’agenzia di stampa Reuters Gina Chon, le motivazioni che hanno spinto Facebook a porre un veto di tale entità sull’account del Presidente uscente degli Stati Uniti. «In questo momento, il rischio per la nostra democrazia era così grande che sentivamo di dover compiere un passo senza precedenti come quello che di un divieto a tempo indefinito – ha commentato Sandberg -. E sono contenta di averlo fatto».

Perché Facebook ha bannato Trump

A mettere in moto la morsa di Facebook è stata la frase “stop the steal” (“fermate il furto”), ovvero l’infondato furto di voti denunciato da Trump e subito durante le ultime elezioni presidenziali statunitense. Lo slogan è stato utilizzato dai supporter del presidente come vero e proprio grido di battaglia, anche durante gli atti di violenza che si sono tenuti solo alcuni giorni fa all’interno e nelle aree circostanti il Campidoglio a stelle e strisce.

Dopo aver inizialmente posto delle etichette di avviso per gli utenti sui post del tycoon, il social network di Mark Zuckerberg ha deciso di bandire completamente l’account. La decisione è stata presa dopo i riscontri negativi avuti a seguito della mancanza di una presa di posizione nei confronti dei contenuti al fulmicotone pubblicati da Trump, costata una campagna di boicottaggio da parte degli inserzionisti nei confronti del quartier generale di Menlo Park.

Secondo Sandberg, Trump potrebbe presentare ricorso contro la rimozione dei contenuti pubblicati dal suo account presentando richiesta al Consiglio di sorveglianza dell’azienda; lo stesso però non varrebbe per la sospensione a tempo indeterminato, proprio in osservanza delle policy aziendali che prevedono il pugno duro contro i comportamenti che istigano alla violenza.

Facebook controlla i trumpiani

Sandberg ha poi riconosciuto che Facebook potrebbe aver avuto problemi a filtrare qualcuno dei post dal tono violento di Trump e dei suoi sostenitori. A suo dire, però, gli eventi violenti della scorsa settimana sarebbero stati organizzati su altre piattaforme e non tra i profili e i gruppi ospitati sul social network.

In ogni caso, in previsione dell’insediamento di Biden previsto per il prossimo 20 gennaio, Facebook ha già pianificato un monitoraggio sui contenuti della propria piattaforma. Ciò potrebbe servire a scongiurare una replica violenta di quanto accaduto, tanto da far scattare anche un avviso da parte dell’FBI.

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