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Perché Telegram non funziona in Russia?

Il rifiuto da parte di Telegram di fornire ai servizi segreti russi i messaggi criptati degli utenti ha portato il Cremlino al blocco di 19 milioni di IP

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Un lucchetto, una chiave e uno smartphone con l'icona dell'app Telegram in evidenza

Telegram, una delle applicazioni per la messaggistica istantanea più diffuse e apprezzate in tutto il mondo, è in rotta di collisione con il governo russo. Un problema per gli utenti sovietici che rischia di espandersi anche ad altri servizi.

Per chi non lo conoscesse, Telegram è l’app di messaggistica istantanea ideata da Pavel Durov, informatico russo creatore anche di vKontakte (il social network più diffuso in Russia e nei Paesi limitrofi). Da sempre considerata una delle app di messaggistica più sicure da utilizzare, Telegram offre ai suoi utenti funzionalità e strumenti che, spesso e volentieri, saranno poi ripresi dai suoi più diretti concorrenti. Si pensi, ad esempio ai i chatbot, i “risponditori automatici” che, alimentati dall’intelligenza artificiale, permettono agli utenti di ottenere informazioni in maniera automatizzata. I trascorsi non idilliaci tra Durov e il governo di Mosca, però, hanno sempre messo a rischio la sopravvivenza del servizio, tanto che ora si è arrivati a un vero e proprio scontro.

Russia-Telegram: braccio di ferro sulla privacy

Gli ultimi problemi tra il governo Russo e Pavel Durov, il fondatore di Telegram, sono sorti a inizio aprile 2018, quando quest’ultimo si è rifiutato di fornire al Federal Security Service le chiavi crittografiche che permetterebbero alle autorità russe di accedere ai messaggi criptati scambiati dagli utenti sulla piattaforma. E dire che Durov in patria è una vera star, avendo creato anche il social più usato in Russia: VKontakte. Il CEO di Telegram però è stato chiaro, sulla privacy degli utenti non può scendere a compromessi. Una decisione che ha creato degli attriti importanti con il Cremlino tanto che la Russia ha deciso per la soluzione drastica: bloccare gli indirizzi IP dei server utilizzati da Telegram, così da renderlo inutilizzabile per i cittadini russi.

IP in fuga e IP bloccati

Per aggirare il blocco decretato dalle autorità russe, Telegram ha cercato di accedere a nuovi IP, tanto che Durov ha anche offerto una lauta ricompensa in Bitcoin a chiunque fosse disposto ad ospitare i servizi della piattaforma di messaggistica sui propri server cloud.

Per evitare che i cittadini potessero continuare a utilizzare i servizi di Telegram, il governo russo ha deciso di passare dal fioretto alla spada bloccando 19 milioni di IP legati alle piattaforme cloud di Amazon e Google, le stesse sulle quali si appoggia anche Telegram. Il risultato? In questo modo agli utenti russi è stato bloccato l’accesso a servizi che con l’app per la messaggistica non hanno nulla a che vedere.

I servizi bloccati

Il blocco degli IP imposto dal governo russo sta creando disservizi non solo su Telegram ma anche su moltissimi altri servizi online. Nel fuoco incrociato tra Telegram e la Russia sono finiti anche Twitch, Slack, Soundcloud, Viber, Spotify e persino molti account di FIFA e Nintendo.