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Perché l'ultima neve sulla terra potrebbe essere rossa

La colpa è di un'alga che quando emerge in superficie diventa rossa e assorbe il calore del Sole: l'ultima neve della terra potrebbe quindi essere rossa

Perchè l'ultima neve sulla terra potrebbe essere rossa Fonte foto: iStock

Con il freddo, sta arrivando la prima neve nelle zone alpine. Dovremo aspettare la primavera perché si sciolga. E questo potrebbe rivelarci una sorpresa: una neve di colore rosso. La responsabile è un’alga, o in particolare tre generi di alga: la Coenochloris, la Chloromonas, e la Chlamydomonas.

Il ruolo delle alghe

Si tratta di un fenomeno naturale, riscontrato già dai tempi di Aristotele. Questi tipi di alga verde vivono negli strati più profondi del manto nevoso, dove c’è ghiaccio. Quando in estate la neve e il ghiaccio di sciolgono e si spostano verso valle, le alghe emergono in superficie: nel frattempo, in quanto vegetali, attivano il processo di fotosintesi.

Quando raggiungono la superficie diventano rosse, colorando anche la neve. Questo perché si attiva una molecola che si chiama astaxantina, simile a quella che rende le carote arancioni: le alghe la producono perché serve a proteggerle dai raggi solari. Infatti assorbe la luce UV, riscaldando gli organismi e sciogliendo la neve circostante.

Perché la neve rossa è un problema

Pur essendo un fenomeno completamente naturale, ora che i ghiacciai si stanno sciogliendo le alghe rosse stanno diventando problematiche. Insomma, le alghe fanno sciogliere i ghiacciai più velocemente: l’anno scorso hanno ridotto la quantità di luce (e quindi di calore) riflessa da alcuni ghiacciai in Scandinavia del 13%. Questo vuol dire che i ghiacciai si sono scaldati un 13% in più, perché la luce non riflessa viene assorbita.

Lo stesso succede nell’Artico, dove il permafrost è già oscurato da polvere, fuliggine e cenere, che accelera lo scioglimento e in più lascia in superficie nutrienti per le alghe, che a loro volta riducono la quantità di ghiaccio. “Si diffonde più rapidamente di quanto la gente si renda conto, una volta che si stabilisce”, ha detto Roman Dial, un biologo dell’Alaska Pacific University.

Recentemente, Dial e i suoi colleghi hanno condotto un esperimento su queste alghe: hanno allestito un grande lotto su uno strato di ghiaccio, dividendolo in quadrati. Hanno inondato alcuni quadrati con acqua normale, che ha aumentato la crescita delle alghe della metà, e altri con acqua ricca di nutrienti, che ha aumentato la crescita di quattro volte. Poi hanno valutato la densità della neve in ogni quadrato, misurato quanto la superficie del ghiaccio si era abbassata, e calcolato la quantità di neve che le alghe stavano sciogliendo. Più alghe c’erano, più la fusione del ghiaccio aumentava: il diciassette per cento di tutta l’acqua che si stava sciogliendo proveniva da neve con alghe, un numero abbastanza alto.

Gli scienziati studiano da anni queste alghe, perché potrebbero far sviluppare la vita in altri pianeti ghiacciati. Negli ecosistemi freddi, diventano fonte di cibo per alcuni microrganismi: in Islanda i tardigradi, in Cile le mosche di pietra, nell’Himalaya i moscerini senza ali e in Alaska i vermi del ghiaccio.