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SICUREZZA INFORMATICA

PUBG, il ransomware che ti obbliga a giocare a Battlegrounds

Un ransomware sta colpendo gli utenti del videogame Battlegrounds, il virus blocca tutti i file e per riaverli indietro bisogna fare una partita di un'ora

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Un utente gioca a Battlegrounds sul proprio smartphone

Vero, non si tratta di una novità assoluta nel panorama della sicurezza informatica. Già in altri casi si erano visti dei virus che costringono gli utenti a giocare con videogames di vario genere per riuscire a sbloccare il PC oppure ottenere nuovamente l’accesso ai propri dati e alle proprie informazioni.

La grande novità, in questo caso, è data dal videogioco cui le vittime sono costrette a giocare per riuscire a riprendere il controllo del loro computer. I cybercriminali, infatti, hanno scelto uno dei titoli più in voga degli ultimi tempi: Battlegrounds. Per i pochi che ancora non lo conoscessero, si tratta di uno sparatutto multiplayer lanciato nel 2017 da Bluehole Studio e PUBG Corporation. Un titolo caratterizzato da un gameplay elettrizzante, capace di attirare le attenzioni di milioni di gamer in tutto il mondo. Ed, evidentemente, anche di hacker alla ricerca di fama e un “posto alla luce del sole”.  In questi ultimi giorni, infatti, si sta diffondendo piuttosto rapidamente un ransomware legato a doppio filo al mondo di PUBG (acronimo di PlayerUnknown’s Battlegrounds, nome completo del gioco): le vittime del virus del riscatto saranno costrette a giocare con il videogame se vorranno avere nuovamente accesso ai loro file. Ma andiamo con ordine.

Come funziona il virus di Battlegrounds

Chiamato PUBG Ransomware, il virus del riscatto blocca l’accesso ad alcuni file (si tratta, quindi, di un criptolocker), chiedendo in cambio un riscatto molto particolare. Una volta che il computer viene infettato, l’utente è costretto a giocare a Battlegrouds per avere indietro i propri file: nella schermata del ricatto viene chiesto di giocare per almeno un’ora, altrimenti i documenti resterebbero

Gli esperti di sicurezza che hanno studiado PUBG Ransomware hanno peroò scoperto che l’infezione non è così pericolosa come potrebbe inizialmente apparire: il ransomware bloccherebbe con la crittografia solo i file presenti sul desktop e basterebbero solo tre minuti di gioco per sbloccarli (anziché un’ora, come dichiarato). Insomma, meno pericoloso di quanto si potesse immaginare. Inoltre, basta utilizzare un buon antivirus aggiornato per evitare di restare infettatti da PUBG Ransomware.

Cosa sono i ransomware

Tra i malware più pericolosi e diffusi degli ultimi due anni, i ransomware hanno conquistato la ribalta internazionale grazie a infezioni come WannaCry e NotPetya. Ma esattamente, cosa sono i ransomware? Si tratta di particolari virus che bloccano l’accesso a file e documenti presenti sul computer (ma anche sullo smartphone della vittima) grazie alla crittografia, impedendo così di accedervi. Per poter riprendere possesso dei propri dati chiedono il pagamento di un riscatto in denaro. Che nella maggior parte dei casi si traduce in pagamenti in Bitcoin o con altre criptovalute.

Esistono diverse tecniche per riconoscere gli attacchi ransomware ed evitare di finire nella loro trappola. I consigli da seguire con maggiore attenzione sono: evitare di scaricare e aprire allegati sospetti arrivati via email, installare e aggiornare con costanza il proprio antivirus e infine non installare programmi e applicazioni da siti non affidabili. In caso di attacco sui nostri device è importante rivolgersi a degli esperti di sicurezza informatica e denunciare subito l’accaduto. Pagare il riscatto, infatti, serve solo ad alimentare la rete cibercriminale alle spalle di queste truffe.