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SCIENZA

Una ricerca rivela che è possibile correggere i falsi ricordi

Uno studio rivela che i falsi ricordi possono essere eliminati, grazie alla conoscenza dei trucchi con cui la memoria di una vita costruisce se stessa.

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Falsi ricordi: se si è consapevoli, è possibile correggerli Fonte foto: iStock

I ricordi d’infanzia sono tesori lontani, spesso talmente lontani che è difficile distinguere tra quel che è realmente accaduto e quelle cose che, invece, siamo solo convinti che siano accadute. Si chiamano falsi ricordi, o ricordi “sbagliati”, e sono al centro di una ricerca recentemente pubblicata dall’Università di Portsmouth.

Secondo il nuovo studio, esistono delle tecniche che permettono di correggere – cancellandoli – i falsi ricordi senza danneggiare o intaccare quelli dei fatti realmente avvenuti. 

La ricerca ha coinvolto 52 partecipanti, di cui sono stati appunto indagati i ricordi d’infanzia: con l’aiuto dei genitori delle persone coinvolte, i ricercatori hanno impiantato in ogni soggetto due ricordi di avvenimenti coerenti e plausibili con le biografie di ognuno, ma mai avvenuti. 

L’esperimento: cosa serve per generare un ricordo

Che sia possibile impiantare ricordi falsi o sbagliati nella memoria delle persone è cosa piuttosto nota: il metodo più usato è quello di sottoporre con insistenza la persona al falso ricordo, tramite immagini, suoni o conversazioni, per farlo poi confermare da una fonte che il soggetto reputi attendibile. 

In questo esperimento sono stati impiantati, nei ricordi dei 52 volontari, avvenimenti comuni come perdersi o scappare via da qualcosa. Insieme ai falsi ricordi, i ricercatori hanno contestualmente riproposto alla memoria dei partecipanti anche due avvenimenti realmente accaduti nel corso dell’infanzia. 

Grazie anche al coinvolgimento dei genitori nella ricerca, in qualità di fonte attendibile a conferma che i “nuovi” ricordi facessero realmente parte del passato, quasi il 40% delle persone coinvolte nell’esperimento, alla fine, aveva sviluppato dei veri falsi ricordi.

I ricercatori hanno dunque seguito due strategie, che secondo le premesse della ricerca avrebbero forse consentito di “correggere” i falsi ricordi.

Da un lato, forti della convinzione che i ricordi non nascano soltanto dall’esperienza diretta, ma anche da fonti secondarie come foto e video, è stato chiesto ai partecipanti di ricordare la fonte dei falsi ricordi.

Dall’altro lato, i partecipanti sono stati invitati a considerare il fatto che l’emergere di eventuali falsi ricordi può essere stimolata proprio dalla natura dell’esperimento, in cui si richiedeva ripetutamente di individuare questo o quel ricordo specifico.

Meccanismi mnemonici: come funzionano

Secondo il Dottor Hartmut Blank, co-autore della ricerca, il risultato ultimo della ricerca è stupefacente. L’esperimento indica innanzitutto che “aumentando la consapevolezza dei partecipanti in materia di falsi ricordi e chiedendo loro di riflettere criticamente su quanto esperito, siamo riusciti a ridurre in maniera significativa la presenza di falsi ricordi”.

La cosa più importante, secondo gli autori della ricerca, è questa rinnovata consapevolezza non vada a intaccare la facoltà di ricordare gli eventi realmente accaduti. 

La ricerca apre la strada a importanti novità, soprattutto in ambito forense. Come ricorda il Dottor Blank “credere, o ricordare qualcosa che non è mai avvenuto, può avere effetti devastanti. Negli interrogatori di polizia, per esempio, può condurre a false confessioni e false accuse”. 

Dopo un anno dall’esperimento, il 74% dei volontari aveva perso i falsi ricordi instillati durante la ricerca: i falsi ricordi, dunque, si possono “correggere” con la consapevolezza. 

Alessandra Caraffa

 

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