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AstroSamantha e Iss: cosa c’è da sapere sull’ultima casa dell’umanità prima dello spazio profondo

Cos'è, a cosa serve e a chi appartiene la Stazione Spaziale. AstroSamantha a capo dell'ISS: l'ultima "casa" dell'umanità sul confine dello spazio aperto.

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AstroSamantha e Iss: cosa c’è da sapere sull’ultima casa dell’umanità prima dello spazio Fonte foto: ANSA

Samantha Cristoforetti entra a far parte dell’albo d’oro dei comandanti dell’ISS, la Stazione Spaziale Internazionale. La nomina significa l’ennesimo record (dopo quello relativo al numero di giorni di permanenza nello spazio, 199 in un singolo volo) per AstroSamantha, prima italiana, oltre che la prima astronauta dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, a comandare la stazione orbitante. A precederla nel ruolo, l’italiano Luca Parmitano.

Ultimamente l’ISS è stata più volte al centro delle cronache. A volte si è trattato di fatti curiosi o missioni avveniristiche, come i primi calamari a lasciare l’orbita terrestre o la nuova corsa allo spazio tra Usa e Russia per girare un film in orbita (qui il nome del celebre attore coinvolto).

Ma cos’è, in realtà, la stazione orbitante? E soprattutto, a chi appartiene? A cosa serve? Perché il suo ruolo è così cruciale nella logistica spaziale?

Tutto quello che c’è da sapere sulla Stazione Spaziale Internazionale

L’ISS, acronimo di International Space Station, è la più grande stazione spaziale mai costruita dall’uomo, localizzata a un’altitudine variabile compresa tra i 330 e i 410 km sopra il livello del mare (orbita terrestre bassa).

L’intelaiatura si estende per oltre cento metri. Gli spazi tutto sommato ristretti della struttura orbitante sono stati continuativamente abitati per oltre 20 anni, per la precisione dal 2 novembre del 2000 a oggi, da gruppi di minimo 2 e massimo 7 astronauti, alcuni dei quali hanno raggiunto più di una volta l’avamposto proiettato verso lo spazio.

I soggetti proprietari dell’ISS sono cinque agenzie spaziali internazionali. Si tratta dell’americana NASA, dell’europea ESA, della russa RKA, della giapponese JAXA e della canadese CSA-ASC, alcune delle quali con il proprio personale progetto di stazione orbitante concepito durante la Guerra Fredda e poi confluito in un’unica realizzazione condivisa.

A cosa serve e quale sarà il futuro dell’ISS

Le finalità di un progetto così ambizioso hanno a che fare con la ricerca scientifica. Gli equipaggi presenti a bordo, organizzati in missioni chiamate “expedition”, conducono test a ritmi serrati (si parla di 160 ore di esperimenti in media per ciascun ospite) e in assenza di peso. Ma gli astronauti sono anche responsabili della manutenzione, della riparazione e del monitoraggio dei componenti.

Alcuni vantaggi offerti agli scienziati da questa architettura assolutamente unica hanno a che fare il carattere semi-permanente dell’ISS, lì dove la transitorietà e la mobilità di veicoli come gli Space Shuttle renderebbe le stesse operazioni molto più difficili. Inoltre il posizionamento in orbita bassa rappresenta un punto più sicuro per testare i componenti necessari alle missioni sulla Luna o su Marte.

Quello che i fan dell’International Space Station probabilmente non vorrebbero sapere è che la struttura è temporanea: il suo smantellamento è previsto a breve, nel 2024.

La buona notizia? L’ISS si è rivelata un esperimento assolutamente riuscito e declinato in chiave di una proficua collaborazione internazionale. E quindi sono stati messi a punto dei piani per prolungarne la vita oltre la “data di scadenza”. Squadra che vince non si cambia.

Giuseppe Giordano