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Quali sono i satelliti di Marte?

I satelliti di Marte, Fobos e Deimos, sono una parte imputabile del suo fascino esercitato sugli scenziati: strani, minuscoli e inspiegabili nell’origine.

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quali sono i satelliti di Marte Fonte foto: Shutterstock

Da quando le missioni spaziali hanno messo Marte al centro dell’attenzione, il pianeta rosso è diventato una ‘star’ popolare anche al di fuori della comunità scientifica. La filmografia recente ne è testimone. Parte del successo però è ascrivibile anche ai due misteriosi oggetti che gravitano nella sua orbita: le lune di Marte, infatti, sono un ‘mistero buffo’ che gli scienziati provano da decenni a interpretare.

Parliamo di Phobos e di Deimos, due parole che in greco significano rispettivamente “paura” e “terrore”. In realtà, questi corpi celesti lillipuziani sono più adatti a generare simpatia piuttosto che panico. Scopriamo perché.

Quante lune ha Marte e come sono fatte?

Come detto le lune di Marte sono Phobos, un corpo spaziale simile a un tubero del diametro di poco più di 27 chilometri e Deimos largo circa 14,5 chilometri. Perché sono così intriganti? Innanzitutto perché sono ancora inesplorati. Ciò che sappiamo di loro proviene da osservazioni effettuate dai Rover marziani che hanno scattato foto alle due lune, trovandosi fortuitamente al posto giusto nel momento giusto. Questi scatti ci hanno permesso di fare una foto segnaletica, in particolare del più grande Phobos: una massa dalla forma irregolare con un grande cratere e molteplici graffi sulla superficie.

Ma nulla sappiamo della loro composizione e ciò li rende super intriganti. In realtà gli scienziati guardano con speranza e attenzione all’agenzia spaziale del Giappone (JAXA) che nel 2024 è pronta per la missione “Martian Moons eXploration” (MMX), la quale avrà come obiettivo proprio il prelievo di campioni di rocce su Phobos e la loro analisi chimica .

Se la missione avrà successo potremmo essere in grado di risolvere il più affascinante dei misteri sui satelliti di Marte: la loro origine. Le due lune infatti sembrano asteroidi estranei al pianeta rosso, eppure si comportano come facenti parte della storia iniziale di Marte, ovvero come veri e propri satelliti.

L’origine di Phobos

I più recenti calcoli dimostrerebbero che Phobos fosse un tempo ben 20 volte più grande di massa. L’ipotesi a riguardo suggerisce che sia andato alla deriva spaziale verso Marte, frantumandosi in materiale disperso che sarebbe in gran parte piovuto su Marte. Il residuo di quel materiale, rimasto nell’anello orbitale, si sarebbe poi raggruppato nella luna che conosciamo oggi appena 200 milioni di anni fa (per quanto la materia costitutiva sia ben più datata!). Questo ciclo si sarebbe ripetuto più di una volta nel corso di miliardi di anni e ogni volta Phobos diventerebbe più piccolo al completamento del processo.

Il mistero dei satelliti di Marte

Entrando maggiormente nel dettaglio dell’origine di Phobos e Deimos, alcune cose non tornano. Cominciamo con il dire che le osservazioni a distanza non possono rivelare nulla sulle caratteristiche peculiari e sulla loro composizione minerale. Senza tali dati è impossibile, in definitiva, fare affermazioni su come si siano formati. Ciononostante, gli scienziati, attraverso lo studio del comportamento orbitale, hanno potuto azzardare delle ipotesi.

La più accreditata è che le lune di Marte siano un ammasso di detriti formati da asteroidi catturati dalla forza di attrazione e poi rimasti intrappolati nell’orbita del pianeta. Un patchwork di macerie spaziali di corpi molto più grandi, poi frantumati dalla forza gravitazionale, che da allora girano attorno a Marte.

Ma è proprio lo studio di come Phobos e Deimos girano, che mette in crisi tale ipotesi: le due lune orbitano attorno all’equatore di Marte in modo circolare pulito e ordinato. Se fossero asteroidi sarebbe molto difficile vederli regolarmente avvolti in un’orbita così simmetrica e circolare. Inoltre, Marte ha un decimo della massa della Terra ed esercita un’attrazione gravitazionale non così forte da considerare altamente probabile la capacità di catturare gli asteroidi che sfrecciano nella sua zona di prossimità.

Anche la distanza fra le lune e il pianeta non combacia con l’ipotesi asteroidi: se si fossero formati dopo un impatto colossale e fossero il risultato dei detriti residui, Deimos dovrebbe orbitare più vicino a Marte di quanto non faccia in realtà. In conclusione, conciliare l’osservazione visiva con lo studio delle masse e delle orbite, è al momento un grattacapo senza soluzione.