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SCIENZA

Gli scienziati stanno creando un robot con tessuto muscolare vivente

Un gruppo di scienziati vuole esplorare nuovi confini della robotica bioibrida, in cui una macchina viene fusa con del tessuto muscolare organico.

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robot-tessuto-muscolare Fonte foto: iStock

Utilizzati per automatizzare e velocizzare moltissime delle attività produttive umane, i robot sono notoriamente delle efficienti macchine fatte di metallo e silicio, che rispondono alla perfezione agli input dei loro stessi creatori. E se è vero che solo nelle opere sci-fi sono spesso al centro di esperimenti dall’etica discutibile e di conseguenti ribellioni, ora anche la scienza si sta muovendo verso una nuova e affascinante evoluzione, per rendere questi “ammassi di bulloni e viti” più vicini agli esseri viventi.

E no, non stiamo parlando di Aibo, il cane robot da compagnia, o di Pepper, il robot che ti sgrida se non fai fitness. Potrebbe sembrare pura fantascienza, ma un gruppo di ricercatori dell’Army Research Laboratory (ARL) ha infatti intenzione di esplorare un nuovo campo della robotica bioibrida, andando a fondere un macchinario robotico con del tessuto muscolare di tipo organico. L’obiettivo è quello di creare una nuova “classe” di robot decisamente più sofisticata rispetto a quella attuale – fatta solo di componenti non biologici -, con interessanti vantaggi in termini di adattabilità e versatilità.

Gli scienziati del laboratorio di ricerca aziendale dell’esercito americano vorrebbero sfruttare del tessuto “vivente” per rendere i robot più reattivi rispetto all’ambiente circostante. Per rendere l’idea, come spiegato dal ricercatore dell’ARL Dean Culver, possiamo immaginare un robot che attraversa un campo e mette inavvertitamente un piede in una tana di coniglio: un essere vivente ha la capacità di spostare immediatamente il proprio equilibrio per non cadere, mentre una macchina dovrà fare affidamento sugli ammortizzatori per limitare i danni. I robot di tipo ibrido, di conseguenza, dovrebbero rispondere all’imprevedibilità tipica delle applicazioni dell’esercito, e adattarsi a cose che prima non stavano pianificando.

In ogni caso, per stessa ammissione di Culver, la strada è ancora in salita, considerando che l’ARL sta lavorando per capire come ottimizzare il collegamento tra muscoli e macchinari, tenendoli sotto controllo.

Non è comunque la prima volta che la ricerca scientifica prova a spingere verso questa direzione. Lo scorso aprile nell’Università del Vermont sono stati messi a punto i primi xenobot ricavati dalle cellule di rane, in grado di muoversi e compiere diverse azioni sia in singolo che in “sciame”, inclusa l’incredibile capacità di guarire se stessi. A Tel Aviv, invece, gli scienziati sono stati capaci di creare un vero e proprio cyborg unendo alla tecnologia del materiale biologico prelevato da una locusta, con il timpano dell’animale ad amplificare i messaggi di tipo sonoro inviati alla macchina.

Sicuramente in futuro i robot biologici saranno in qualche modo realtà, segnando una nuova tappa verso il progresso umano. Lo scenario, per alcuni, potrebbe però essere inquietante, e far fantasticare di quella stessa ribellione delle macchine descritta da Asimov nei suoi capolavori.

Andrea Guerriero

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