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Skype per Android risponde da solo alle chiamate: pronto il bugfix

Skype per Android è affetto da un pericoloso bug, che consente a chiunque di spiarti. Microsoft è al lavoro su una soluzione, ma le cose vanno a rilento

Skype per Android Fonte foto: WDnet Creation / Shutterstock.com

Da alcuni giorni si sono moltiplicate le segnalazioni per un grave, fastidioso e potenzialmente molto rischioso per la privacy, bug dell’app di Skype per Android. Il servizio di messaggistica, chiamate e videochiamate VoIP di Microsoft risponde automaticamente alle chiamate in entrata senza il nostro consenso e anche se la risposta automatica è disabilitata nelle opzioni.

Un problema non da poco, visto che rispondendo Skype non fa altro che attivare il microfono degli smartphone Android, permettendo a chi ha effettuato la chiamata di ascoltare tutto quello che il microfono del chiamato può captare in quel momento. Un bug, quindi, che potrebbe diventare una manna dal cielo per chiunque ci voglia spiare: gli basterà chiamarci su Skype, l’app per Android farà da sola tutto il resto e difficilmente chi riceve la chiamata si accorgerà che Skype ha aperto la comunicazione.

Bug Skype, soluzione in arrivo

Microsoft è a conoscenza di questo difetto e sta lavorando per sistemare il bug e a quanto pare la nuova versione di Skype, diffusa agli iscritti del programma Insider di Microsoft, è priva di questo bug. Tutti gli altri utenti Skype, invece, devono ancora aspettare l’arrivo dell’upgrade e installarlo non appena disponibile. Una misura di tutela per chi riceve molte telefonate su Skype è quella di evitare di usare l’app e di disinstallarla temporaneamente in attesa del fix. Anche perché va precisato che le prime segnalazioni di questo problema risalgono addirittura a gennaio 2019, anche se il picco è degli scorsi giorni, e Microsoft sta evidentemente impiegando un po’ troppo tempo per risolvere questo bug.

Questa vicenda ricorda molto da vicino un’altra, avvenuta sempre a gennaio di quest’anno: l’app di FaceTime per iPhone aveva un bug che permetteva agli utenti di ascoltare altre persone lanciando una videochiamata di gruppo. In quel caso il microfono si attivava prima che l’utente rispondesse alla videochiamata, trasformandosi in uno strumento per spiare i propri contatti FaceTime. In quell’occasione Apple fu molto più reattiva: disabilitò immediatamente le videochiamate di gruppo e risolse il problema in una decina di giorni con una versione aggiornata e corretta di FaceTime. Anche Google ebbe un problema simile con una versione preliminare del suo smart speaker Google Mini, nell’ottobre 2017: in quel caso il dispositivo si metteva in ascolto continuo, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, a causa di un difetto nel pulsante di attivazione con il tocco. Dati e audio, però, venivano inviati ai server di Google. Big G all’epoca rispose disattivando completamente questa funzione sul lotto di Google Mini difettosi.

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