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SMU 3D, l'ologramma tridimensionale "liquido" ispirato a Star Wars

Un gruppo di scienziati della Southern Methodist University di Dallas ha creato un sistema che chiamano display 3D volumetrico ispirato a Star Wars

SMU 3D, l'ologramma tridimensionale "liquido" ispirato a Star Wars Fonte foto: YouTube

Per realizzare un ologramma tridimensionale all’interno di un liquido la “forza” deve essere con te. E infatti, non a caso, gli scienziati e i chimici che sono riusciti in questo prodigio tecnologico si sono ispirati alla famosa saga di Star Wars. Il nome del progetto per realizzare ologrammi in 3D è SMU 3D.

Gli scienziati per arrivare a questi risultati hanno preso ispirazione dalla scena iconica di Star Wars, quella in cui R2-D2 proietta un ologramma della principessa Leia che dice: “Aiutami Obi-Wan Kenobi, sei la mia unica speranza”. Almeno questo è quello che hanno dichiarato durante la presentazione del progetto i ricercatori della Southern Methodist University di Dallas. Anche se a dirla tutta, gli esperti hanno chiaramente specificato che le immagini mostrate in questo modo non possono essere definite come ologrammi, loro preferiscono chiamarle “strutture luminose tridimensionali, visibili a 360 gradi”.

Un display 3D volumetrico

Perché non possiamo chiamarli propriamente ologrammi? “Un tipico ologramma è formato su una piastra, quindi quando uno spettatore guarda la parte anteriore può vedere un oggetto 3D. – ha dichiarato Alexander Lippert assistente del Dipartimento di Chimica a Digital Trends – Mentre se lo spettatore guarda sulla parte posteriore della piastra non vedrà l’ologramma. Questo perché un ologramma ha un angolo di visione limitato e non possiede realmente un volume 3D”. Al contrario il display 3D volumetrico realizzato con SMU 3D permette di vedere la luce in tre dimensioni.

Come funziona

Come fa il progetto degli scienziati della Southern Methodist University di Dallas a restituire una visione 3D allo spettatore? Questo effetto è reso possibile da una fotocellula posta al centro del dispositivo. Al buio la fotocellula è incolore ma quando viene colpita dalla luce UV si accende. Utilizzando i proiettori di elaborazione della luce digitale il team è in grado di modellare la luce attraverso un pallone contenente una soluzione di scatti fotovoltaici e lo utilizza per generare immagini 3D e animazioni. Dove potrà essere usata questa tecnologia? Ovviamente per le televisioni in 3D e per i videogame. Ma potrebbe avere anche degli sviluppi in campo medico in maniera particolare in radiologia e in chirurgia.