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I social sono un rischio per l'umanità: la teoria

Per 17 scienziati, la cui firma compare su uno studio, hanno un ruolo chiave nella disinformazione. I social sono un rischio per l'umanità: la teoria.

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I social sono un rischio per l'umanità: la teoria Fonte foto: 123RF

Non è un mistero che i social non piacciano a tutti. Chi li considera un modo di aggirare una socializzazione “in presenza” o di isolarsi dal mondo, e chi, invece, una minaccia per l’umanità.

La prospettiva di un evento distruttivo potrebbe sembrare esagerata. Ma non nei termini in cui ne parlano i 17 scienziati autori di uno studio comparso sulla prestigiosa rivista scientifica PNAS all’inizio di questo mese, intitolato “Stewardship of Global Collective Behavior”: d’altra parte, abbiamo già potuto sperimentare sulla nostra pelle quale ruolo i social network abbiano giocato nei tentativi (consapevoli o no) di manomissione delle democrazie e il loro contributo alla cosiddetta infodemia. Quest’ultima si è ad esempio sovrapposta in maniera inedita alla pandemia da Covid-19 alimentando la sfiducia nelle mascherine, nei vaccini e nelle stesse evidenze a sostegno dell’esistenza del virus.

Perché i social andrebbero studiato come una “disciplina in crisi”

Il testo, che in calce ha la firma di 17 ricercatori specializzati in diverse discipline, dalla filosofia alla scienza del clima, rappresenta un appello a trattare lo studio dell’impatto della tecnologia sulla società come una “disciplina in crisi”, per approfondire e comprendere la quale gli sforzi dei ricercatori dovrebbero essere raddoppiati, data l’urgenza dei problemi sociali collegati alla materia di studio.

Un esempio, forse più intuitivo, potrebbe essere la biologia delle specie in estinzione: in un campo del genere, è chiaro che la ricerca, orientata alla conservazione, debba correre più del processo di decimazione degli animali sotto osservazione.

Perché secondo lo studio i social sono pericolosi per l’umanità

Secondo gli esperti, la nostra scarsa comprensione del funzionamento delle tecnologie su vasta scala implica una serie di pericoli per le società democratiche e il progresso scientifico. Se lasciate liberi di agire, i meccanismi di comunicazione dei social, che tra l’altro comprendono “mi piace”, commenti e condivisioni, potrebbero portare a “manomissioni elettorali, malattie, estremismo violento, carestie, razzismo e guerra”.

“La mia impressione è che i social media in particolare, così come una gamma più ampia di tecnologie Internet, tra cui la ricerca guidata da algoritmi e la pubblicità basata sui clic, abbiano cambiato il modo in cui le persone ottengono informazioni e si formano opinioni sul mondo”, ha detto il co-autore Carl Bergstrom, “E sembra che lo abbiano fatto in un modo che renda le persone particolarmente vulnerabili alla diffusione della disinformazione”. Poi conclude: “Non esiste un motivo per cui una buona informazione salga in cima a qualsiasi ecosistema tra quelli che abbiamo progettato”.

In ogni caso a Cupertino sono già corsi ai ripari: Facebook nasconderà i post di chi condivide fake news. E anche Instagram farà lo stesso, nascondendo le foto di chi condivide notizie false.

Giuseppe Giordano

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