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Di cosa sono fatti i sogni? La nuova teoria scientifica

Una nuova teoria spiega perché facciamo i sogni più "strani", a partire dall'Intelligenza Artificiale

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La nuova teoria sui sogni Fonte foto: iStock - millann

Sono molte le teorie che hanno tentato, nel corso degli anni, di dare una spiegazione scientifica al fatto che sogniamo. Alcune affermano che sognare sia un semplice “effetto collaterale” del normale funzionamento del cervello, secondo altre invece i sogni hanno una propria specifica funzionalità.

La teoria più diffusa in materia di sogni, oggi, suggerisce che i sogni siano coinvolti nel processo di memorizzazione e conservazione dei dati raccolti durante la veglia.

L’ispirazione dall’Intelligenza Artificiale

Una nuova teoria – appena pubblicata sulla rivista scientifica Patterns a firma di Erik Hoel della Tufts University di Medford, Massachusetts – propone una nuova ipotesi in grado di spiegare i sogni.

Secondo Hoel i sogni sarebbero uno strumento che il cervello umano usa per generalizzare le esperienze. Ispirata dall’apprendimento tipico delle reti neurali, particolari Intelligenze Artificiali che “simulano” le strutture del cervello umano, la teoria di Hoel si basa sull’assunto che anche il nostro cervello, come le reti neurali, ha bisogno di conoscere il caos per essere in grado di processare il reale.

L’autore chiama la nuova teoria “ipotesi dell’iper-adattamento del cervello”, e suggerisce che la natura dei sogni potrebbe essere collegata ad un vero e proprio meccanismo di difesa contro un eccessivo adattamento del cervello al mondo per come si presenta durante lo stato di veglia.

Quando una rete neurale viene coinvolta in un processo di apprendimento, viene sottoposta a stimoli che somigliano a quello che dovrà cercare una volta terminato il suo “addestramento”, il cosiddetto machine learning.

È uso comune, nel machine learning, quello di inserire all’interno dei set di dati sottoposti all’IA delle informazioni tese a creare confusione, a randomizzare gli stimoli in modo che la rete neurale non diventi “di mente stretta”, scrive Hoel nel paper.

In pratica, la contaminazione caotica degli stimoli è ciò che permette all’Intelligenza Artificiale di trovare pattern su larga scala, identificando un “disegno generale” che sarebbe altrimenti appiattito sui singoli dati a disposizione.

Perché facciamo “strani” sogni?

Secondo la nuova teoria ispirata dal comportamento dell’Intelligenza Artificiale, la natura irrazionale dei sogni è alla base della nostra capacità di elaborare un disegno generale del mondo che ci circonda.

Come gli stimoli caotici aiutano le reti neurali, così i sogni aiuterebbero il cervello umano a non appiattirsi su quello che succede in stato di veglia ed essere così pronto a rispondere a pattern inaspettati o non previsti.

E sarebbe proprio la natura “allucinogena, senza regole e favolosa” dei sogni a permettere al nostro cervello di introdurre i “dati corrotti” sulla realtà tra gli stimoli da prendere in considerazione da svegli.
I compiti bizzarri e “fuori dal mondo” cui i sogni ci sottopongono sono un vero e proprio allenamento per il nostro cervello: inserendo dati randomici nel set a disposizione, i sogni permettono al nostro cervello di guardare al mondo in maniera più generale.

“I sogni sono qui per trattenerci dal diventare troppo adeguati al modello di mondo” per come lo conosciamo durante il giorno, scrive Hoel, ed essere così in grado di rispondere a stimoli imprevisti e pattern inaspettati.

La prova sperimentale di ciò, secondo lo scienziato, sarebbe già nota: il fatto che quando eseguiamo un compito ripetitivo durante il giorno è praticamente certo che lo sogneremo, sarebbe una pronta risposta del cervello all’iper-adattamento. E i sogni più strani sarebbero un evoluto meccanismo di autodifesa messo in atto dal cervello per non cedere all’appiattimento su stimoli già noti.