Libero
SCIENZA

Starship: perché la nave spaziale di Elon Musk è una follia

Alla scoperta di Starship, la "follia" progettuale di SpaceX che potrebbe cambiare per sempre le sorti dell'esplorazione spaziale

Perché Starship è una follia Fonte foto: getty images

Starship è la nave spaziale più grande mai costruita: per la sua progettazione, e per i vari test che si spera condurranno SpaceX e l’umanità sulla Luna e su Marte, è stata addirittura creata una città da zero.

Il quartier generale di Starship si chiama Starbase, e si trova in quel di Boca Chica, nel Texas del Sud. È lì che in questi giorni il prototipo numero venti dI SpaceX ha effettuato il suo primo test statico dei motori.
Ed è a Starbase che diventa ogni giorno più chiaro perché il progetto di Elon Musk sia una follia, una di quelle in grado di cambiare per sempre il corso degli eventi.

Starship: la porta dell’umanità aperta su Marte

La progettazione di un veicolo di lancio per carichi super-pesanti, in grado di volare oltre l’orbita terrestre e portare gli umani sulla Luna e su Marte è iniziata nel 2012, negli uffici di SpaceX.

L’ormai noto metodo di Elon Musk – “fallire in fretta per riuscire più velocemente” – ha condotto ad innumerevoli cambi di nome, tecnologie, motori, materiali e sistemi di atterraggio. In breve: il primo parziale prototipo di Starship, StarHopper, è stato ultimato nel 2019, e siamo già al prototipo numero 20.

Difficile immaginare un progresso più veloce, specie se si pensa all’approccio iterativo sostenuto da sempre dal design engineer della nave spaziale più grande mai costruita, il Dottor Elon Musk.

Nonostante si sia oggi in attesa della pronuncia della FAA (la Federal Aviation Administration) sulla possibilità di procedere con il primo volo orbitale, previsto entro la fine del 2021, il progetto Starship è ad un punto di svolta.

Accantonata l’idea della fibra di carbonio per del più solido acciaio inossidabile, salvo poi scoprire che senza delle speciali piastrelle esagonali la nave spaziale non avrebbe avuto alcuna possibilità di sopravvivere ad un rientro nell’atmosfera terrestre, oggi Starship è quasi completa.

La NASA ha selezionato una particolare versione di Starship come uno dei sistemi di allunaggio previsti dal programma Artemis. Ma la nave spaziale di Elon Musk, oltre ad essere un vero mostro di ingegneria aerospaziale con i suoi 120 metri d’altezza, adotta soluzioni mai viste prima nell’ambito dell’esplorazione spaziale e della costruzione di razzi.

Le “follie” di Starship

Come il noto Falcon9, e secondo una delle priorità esplicite di SpaceX, Starship sarà completamente riutilizzabile. E veniamo alla prima follia dell’imperatore Musk: per garantire un rapido riutilizzo della nave una volta tornata a Terra, SpaceX sta costruendo delle giganti bacchette robotiche capaci di “raccoglierla” al rientro per ricollocarla immediatamente sul suo booster già carico di carburante.

L’enorme impianto robotico, che pesa oltre 100 tonnellate e che sta in questi giorni facendo la sua graduale comparsa sulla rampa di lancio di Starbase, si chiama Mechazilla e disporrà – per quanto ne sappiamo, di enormi bracci robotici capaci di agganciare e sganciare Starship all’occorrenza. Elon Musk parla in proposito di un approccio che vuole eguagliare comodità e sicurezza dei viaggi in aereo, un po’ come nelle ben più umili intenzioni progettuali di Virgin Galactic.

Ma come Starship rientrerà sulla Terra per essere finalmente abbracciata dalla stretta robotica di Mechazilla? Di pancia. Dimentichiamo per un attimo la classica immagine del razzo che rientra nell’atmosfera terrestre: SpaceX l’ha pensata diversamente.

La manovra di atterraggio di Starship prevede un “ribaltamento sulla pancia”: a circa 500 metri di altezza, la nave spaziale si posiziona orizzontalmente, per tornare in posizione verticale soltanto a pochi metri da terra ed atterrare in piedi, come il Falcon9.

La manovra di ribaltamento è stata oggetto di vari test, tra le visioni in assoluto più suggestive offerte dalla rinnovata corsa allo spazio, ed è una manovra unica – di una complessità mai sperimentata nell’industria aerospaziale, specie se la si pensa associata al sistema di “raccolta” Mechazilla.

Ma la geniale follia di Elon Musk non si arresta: per Starship non saranno usati dei “classici” motori che fanno viaggiare i mezzi spaziali già in uso, ma 31 motori Raptor – ovviamente ancora in fase di sperimentazione. Raptor di SpaceX potrebbe diventare il primo motore orbitale a metano a superare la fase sperimentale. Un record nei record.

Starship è pensata per voli spaziali di lunga durata, per il trasporto sulla Luna e su Marte, per i viaggi commerciali di lunga distanza sulla Terra, per orbitare intorno alla Luna e per fare rifornimento nello spazio e ripartire alla volta di Marte.

Starship è letteralmente una follia: un compendio di tecnologie inedite e così originali da far pensare a qualche suggerimento da parte di AI e colleghi, un progetto ancora in fase di sviluppo che potrebbe cambiare velocemente e per sempre l’esplorazione spaziale, ed aprire alla concreta possibilità di raggiungere nei prossimi decenni lo status, spesso evocato da Musk, di un’umanità interplanetaria.