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Come suona l'aurora boreale: le risposte della scienza

Uno studio ripercorre secoli di osservazione e conferma: le aurore boreali emettono davvero un particolare suono che è udibile dalla Terra

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L'aurora boreale emette dei suoni, la conferma Fonte foto: 123RF

L’aurora boreale è un fenomeno che da secoli affascina gli scienziati di tutto il mondo: furono registrate dalle prime strumentazioni tecniche già nel 1859 a margine dell’Evento di Carrington, “la Grande Aurora” che fu visibile addirittura da Roma, frutto della più grande tempesta solare mai registrata sulla Terra.

Tra i diversi studi che tentano di svelare la più profonda natura dell’affascinante fenomeno, uno dei più complessi è quello che riguarda il suono emesso dalle aurore boreali.

Uno studio antichissimo ma appena all’inizio

Che le aurore boreali emettano un particolare suono è opinione diffusa sin dagli inizi del secolo. Il 20 Maggio del 1933 lo Shetland News pubblicò una lettera dal titolo “Ascoltare l’aurora” in cui un cittadino di Whalsay, Peter Hutchison, raccontava la particolare esperienza.

“Ricordo una chiara e gelida notte di circa trenta anni fa, le “belle ballerine” (così chiamavamo le aurore) arrivarono con i loro lampi giallastri nel cielo del nord-est”, ricordava Hutchison, “facendo un suono come di tavole di legno sfregate – un rumore sordo che tutti riuscivamo a sentire”.

Da allora, numerosi cittadini hanno riferito di aver udito i suoni dell’aurora boreale, ma i casi di ascolto diretto da parte degli scienziati sono ancora piuttosto rari, motivo per cui la maggior parte delle testimonianze non può ancora essere accettata dalla comunità scientifica.

Un recentissimo studio pubblicato sul Journal of Royal Society a firma della dottoressa Fiona Amery, del Dipartimento di Filosofia della Scienza dell’Università di Cambridge, mette finalmente in ordine le tante e confuse notizie a disposizione.

La ricostruzione storica dell’ascolto delle aurore boreali punta innanzitutto a discriminare le osservazioni classificabili come oggettive da quelle illusorie o immaginarie.

Soltanto nel 2016 è stato infatti confermato, dati alla mano, che le aurore boreali siano effettivamente in grado di produrre dei suoni. Nel 2017 è arrivato il modello matematico in grado di spiegare l’emissione sonora e solo un paio di anni dopo, ad opera dello stesso scienziato – Unto K. Laine dell’Università finlandese di Aalto – la spiegazione scientifica del fenomeno.

Il crepitio boreale e la naturale risonanza della Terra

Tanto per iniziare a fare chiarezza, così comincia lo studio di Fiona Amery, “la credibilità dei report è intimamente connessa alle misurazioni dell’altitudine delle aurore”.

Una delle certezze degli scienziati in merito al suono delle aurore boreali, infatti, è quella relativa all’udibilità del fenomeno: un suono emesso da oltre 80 metri di distanza non può essere percepito dall’orecchio umano.

Quindi possono essere scartate tutte le testimonianze “sonore” relative ad aurore boreali formatesi a distanze superiori: la maggior parte delle volte, il fenomeno avviene ad una distanza di circa 100 metri dalla Terra, perciò il campo si restringe.

Eppure alcuni scienziati hanno dedicato la vita all’argomento, come è il caso di Carl Størmer, uno dei più influenti studiosi di aurore boreali del mondo, che recentemente ha unito la sua testimonianza “sonora” a quella dei comuni cittadini, legittimando non poco la questione.

Un altro scienziato che ha dedicato parte importante della propria vita allo studio del fenomeno è il già citato professore emerito Unto K. Laine, da cui viene anche la prima ipotesi scientifica sull’origine del suono delle aurore.

Quando avviene un aurora boreale, secondo lo studio del 2019, “lo spettro dell’involucro temporale del crepitio contiene delle frequenze proprie della risonanze Schumann”, un gruppo di frequenze particolarmente basse proprie del campo elettromagnetico della Terra.

La speciale cavità di risonanza costituita dall’area tra la superficie della Terra e la ionosfera può essere naturalmente eccitata da fenomeni come le scariche elettriche dei fulmini, e anche dalle aurore boreali.

Il suono delle aurore boreali è stato dimostrato essere generato da tali particolari risonanze, nello specifico tra i 70 e gli 80 metri di distanza, dove le cariche elettriche accumulate originano la corona aurorale e i crepitii di cui i popoli del nord parlano, quasi inascoltati, da secoli.

Ascoltare l’aurora boreale però non sarà semplice: il suono viene emesso soltanto nel 5% delle aurore, e soltanto a particolari latitudini e distanze di osservazione.

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