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SCIENZA

Esiste un sesto senso sconosciuto che tutti possono sviluppare

Secondo alcuni ricercatori giapponesi, siamo più simili ai pipistrelli di quanto crediamo: esiste un sesto senso sconosciuto che tutti possono sviluppare.

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Esiste un sesto senso sconosciuto che tutti possono sviluppare Fonte foto: 123RF

Non si tratta del sesto senso come comunemente viene inteso, che tutto sommato consisterebbe in una sorta di intuito: la capacità, insomma, di afferrare al volo le cose senza riuscire a capire esattamente come e perché: “L’Inter vincerà lo scudetto quest’anno, me lo dice il mio sesto senso”, avrà forse detto qualcuno all’inizio della stagione calcistica.

No, il sesto senso di cui parlano gli scienziati del Centro di Informazioni e Reti Neurali di Osaka, in Giappone, ha un nome preciso, perché già esiste in natura. Solo che non viene associato agli esseri umani. Si tratta della “ecolocazione”, che ci renderebbe più simili a, beh, ai pipistrelli.

Perché gli scienziati giapponesi sono convinti che possiamo sviluppare un sesto senso sconosciuto

Lo studio dei ricercatori nipponici ha coinvolto 15 volontari, ai quali sono stati forniti due diversi dispositivi e un paio di cuffie. L’attrezzatura ha reso possibile inviare segnali acustici in una seconda stanza (non visibile dalla stanza dei volontari) e decifrare le onde di ritorno rimbalzate su due cilindri, che potevano essere in movimento oppure immobili.

Alla fine del test, i partecipanti erano in grado di dedurre, grazie al timbro e alla frequenza dei suoni di ritorno, il movimento degli oggetti nella stanza invisibile. Con un po’ di pratica, le 15 persone esaminate sono state addirittura in grado di identificare la forma dell’oggetto nascosto, soprattutto nel caso in cui quest’ultimo fosse in moto.

Se i risultati dello studio dovessero essere verificati, allora potremmo essere capaci di avvertire la presenza delle cose al buio, un po’ come svegliarsi nel cuore della notte consapevoli che qualcuno ci stia guardando.

Come la scoperta dei ricercatori di Osaka ci rende un po’ più simili ai pipistrelli

Nulla di troppo diverso da quel che fanno i pipistrelli. I minuscoli mammiferi, notoriamente ciechi, emettono onde ad alta frequenza in diversi momenti e da punti differenti. Rimbalzando sulle superfici circostanti, gli ultrasuoni vengono quindi intercettati e utilizzati per ricreare un’immagine mentale dello spazio tutto intorno.

Per Miwa Sumiya, uno dei responsabili dello studio, la riuscita dell’esperimento potrebbe suggerire nuovi metodi grazie ai quali espandere la nostra percezione del mondo e aumentare non solo “la comprensione della flessibilità del nostro cervello”, ma anche “acquisire informazioni sulle strategie della percezione delle altre specie”, conclude l’esperto.

A proposito di stupefacenti ricerche e sperimentazioni, c’è chi sostiene si possa assaporare la musica. Mentre a Stanford è stato creato un software che traduce in scrittura i pensieri.

Giuseppe Giordano

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