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SCIENZA

Tracce aliene sono state scoperte in fondo all'oceano

Un gruppo di ricercatori ha rilevato isotopi di plutonio e ferro in campioni della crosta oceanica, che solitamente non si trovano in condizioni terrestri.

Materiale extraterrestre oceano Fonte foto: iStock

L’uomo è da sempre attratto dalle stelle. E si interroga da secoli sull’effettiva esistenza di forme di vita aliene. Una ricerca in costante evoluzione assieme audace e testarda, che ci ha permesso di arrivare a scoperte che prima si ritenevano impossibili, o comunque difficilmente replicabili.

In un periodo storico in cui gli UFO sono tornati prepotentemente alla ribalta grazie alle recenti dichiarazioni del Pentagono, fa particolarmente rumore proprio una recente scoperta legata a materiali che non si trovano in condizioni terrestri, ma che è avvenuta senza scomodare sofisticati razzi spaziali.

Un gruppo di scienziati ha infatti rinvenuto un raro isotopo radioattivo di plutonio risalente a milioni di anni sul fondo dell’oceano. Una rilevazione, questa, che ha portato gli esperti a chiedersi giocoforza come dei materiali “extraterrestri” siano riusciti a farsi strada sul nostro pianeta.

Secondo gli autori della scoperta, la presenza dell’elemento pericoloso, noto tecnicamente come plutonio-244, indica che la superficie della Terra viene raggiunta periodicamente da particelle di materia espulse durante le esplosioni di supernova o la collisione di stelle di neutroni. Ora inabissato a 1.500 metri sotto l’Oceano Pacifico nella crosta oceanica, il plutonio alieno è quindi il risultato di “violenti eventi cosmici” avvenuti nello spazio profondo milioni di anni fa.

Sempre a sentire l’articolo pubblicato sulla rivista Science, negli ultimi dieci milioni di anni la materia stellare si è depositata sul nostro pianeta almeno due volte. L’autore principale dello studio, Anton Wallner, della The Australian National University, ci spiega questo fenomeno:

La storia è complicata: forse questo plutonio-244 è stato prodotto in esplosioni di supernova o potrebbe essere stato generato da un evento molto più antico, ma ancora più spettacolare come la detonazione di una stella di neutroni.

Il processo di cattura rapida dei neutroni è stato riprodotto con successo in laboratorio, con condizioni ben precise, ma resta ancora incerto come e in quali eventi possa verificarsi nello spazio. Per capirlo, Wallner e i suoi – tutti collaboratori provenienti da Australia, Germania, Giappone, Israele e Svizzera – si sono messi alla ricerca di isotopi di origine extraterrestre tra le rocce terrestri. Considerando che questi isotopi sono tipicamente radioattivi, secondo il loro periodo di decadimento si può infatti determinare l’età degli eventi cosmici.

Il plutonio-244 ha un’emivita di circa 80 milioni di anni. Qualsiasi traccia di plutonio presente sulla Terra, secondo gli scienziati, deve essersi formata solo di recente, poiché va a subire un fisiologico decadimento radioattivo troppo veloce per sopravvivere dal momento in cui il pianeta si è formato. Negli stessi campioni, gli autori hanno trovato anche due anomalie dell’isotopo radioattivo del ferro-60, con un’emivita di 2,6 milioni di anni e noto per essere emesso durante le esplosioni di supernova. Nel tempo terrestre, corrispondono approssimativamente a 6-8 e 2-3 milioni di anni fa.

Entrambi questi elementi sono pesanti e avrebbero dovuto decadere in forme stabili eoni fa. Dato che sono stati ritrovati nel loro stato attuale, ciò potrebbe implicare che l’evento cosmico sia accaduto solo pochi milioni di anni fa. Qualsiasi sia la verità, è certo che ulteriori studi su questi isotopi permetteranno di ritagliarci un nuovo sguardo sull’origine astrofisica degli elementi chimici pesanti. E di capire molto di più sulle massicce esplosioni nello spazio avvenute nel Sistema Solare milioni di anni fa.

Andrea Guerriero