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Uno smartphone con la fotocamera che diventa drone: l'incredibile brevetto

L'innovazione chiama, Vivo risponde: ecco il sorprendente brevetto depositato dall'azienda, uno smartphone con un drone integrato

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smartphone vivo Fonte foto: Chikena / Shutterstock.com

L’innovazione parla cinese. Lo hanno dimostrato negli ultimi tempi diversi produttori cinesi, che hanno “spinto” con grande audacia le loro soluzioni creative. Agli audaci si aggrega adesso Vivo con un sorprendente brevetto depositato al WIPO un anno fa ma divenuto pubblico solamente nelle scorse ore.

Se decidesse di concretizzare quanto illustrato nel documento depositato al WIPO, Vivo avrebbe la possibilità di portare sul mercato un prodotto unico, uno di quelli pure difficili da immaginare. Se infatti i droni con fotocamere non sono una novità recente, anzi sono piuttosto diffusi ed anche i prezzi sono calati costantemente negli anni, il futuro potrebbe riservarci uno smartphone con una fotocamera in grado di staccarsi dal dispositivo stesso e di spiccare il volo. Incredibile la soluzione messa nero su bianco da Vivo, se non altro per il fatto che a giudicare dal brevetto sarebbe pure riuscita a conferire allo smartphone un aspetto privo di compromessi evidenti rispetto ai canoni attuali.

L’incredibile brevetto di Vivo

Il brevetto depositato da Vivo al WIPO è intitolato “smartphone with flying camera”, letteralmente “smartphone con fotocamera volante”. È caratterizzato da quello che può essere definito un vero e proprio drone in miniatura dotato di quattro eliche che fuoriesce su richiesta dal profilo superiore, come se fosse un carrellino per la SIM ma di dimensioni ovviamente maggiori.

Il piccolo drone integrato nello smartphone di Vivo possiede due fotocamere in modo da offrire maggiore flessibilità nelle riprese, e l’aspetto forse più sorprendente riguarda il fatto che Vivo è riuscita a miniaturizzare il tutto al punto da renderlo compatibile con le dimensioni di uno smartphone, e quindi ad integrarlo al suo interno quando non è in uso.

Il mini drone del brevetto di Vivo, oltre a possedere quattro eliche per stabilizzare le riprese il più possibile, possiede una batteria e due fotocamere, compresi due sensori ad infrarossi il cui compito non viene chiarito dal documento. Probabile comunque che servano ad evitare che durante il volo il drone possa finire per urtare qualcosa o qualcuno.

I nodi da sciogliere

Ci sarà presumibilmente molto lavoro da fare qualora Vivo volesse passare dalle parole, anzi dai brevetti, ai fatti: c’è infatti da capire quale possa essere la capacità della batteria di uno smartphone in cui la metà del volume interno è occupato da un piccolo drone, che peraltro dovrà attingere dalla batteria dello smartphone l’energia per spiccare il volo.

Bisognerebbe capire anche quali possano essere i costi di una soluzione simile, anche se come tutte le “prime” dei prezzi particolarmente elevati non sorprenderebbero più di tanto, e l’estrema esclusività del progetto potrebbe anche renderli in un certo senso giustificabili.

Non sappiamo ancora se tra i corridoi del quartier generale di Vivo ci sia qualcuno al lavoro sullo sviluppo di questa soluzione, ma se così dovesse essere ne sentiremo parlare presto.